E’ atterrata poco dopo le otto, a Ciampino, dopo 14 mesi di prigionia, nella mani di sequestratori magrebini del gruppo di Al Qaeda, la 53enne Maria Sandra Mariani, apparsa molto dimagrita appena scesa dal Falcon che l’ha riportata in Italia. Ha potuto riabbracciare, in un clima di grande commozione, tre suoi familiari giunti allo scalo romano ad accoglierla, per poi recarsi in Procura a Roma, per incontrare il pm Scavo, incaricato del caso.
L’arrivo è avvenuto in forma strettamente riservata e l’area di atterraggio è rimasta off limits per giornalisti e riprese televisive.
Da parte sua il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha sottolineato che il rilascio e’ stato il frutto di "un’azione diplomatica di ampio respiro svolta con i governi della regione" e improntata all’"assoluta necessità e priorità della salvaguardia della vita dell’ostaggio, un’italiana rimasta in condizioni terribili per 14 mesi, un tempo di una lunghezza spaventosa".
Ed e’ indubbio che il Burkina Faso, e in particolare il suo presidente, Blaise Compaorè, abbiano svolto un importante ruolo di mediazione per far riemergere dalle dune del Sahara Mariasandra, come prima aveva fatto per Sergio Cicala e la moglie Philomene Kabore, rapiti in Mauritania nel dicembre 2009 e rilasciati nell’aprile 2010. Famoso dal Niger alla Mauritania, dal Mali alla Costa D’Avorio, per la leggendaria capacità di mediazione personale, Compaorè viene costantemente ritenuto in grado, grazie anche ai 24 anni ininterrotti di potere, di trovare canali giusti presso i governi amici dell’area.
La Mariani era stata rapita il 2 febbraio 2011, nel Sud dell’Algeria dai terroristi dell’Aqmi (Al Qaida per il Maghreb islamico). ”Ora sono in paradiso. Sono finalmente libera”, sono state le prime parole ai genitori. Sulle modalita’ e sul luogo del rilascio per il momento il riserbo e’ assoluto. Mentre sul pagamento di un riscatto ai sequestratori – che secondo alcuni media sarebbe stato di tre milioni di euro – vi e’ stata una secca smentita dalla Farnesina.
Oggi pomeriggio Maria Sandra tornerà alla sua S. Casciano, accolta festosamente dall’intero Paese, mentre sono ancora otto gli italiani sotto sequestro: Rossella Urru, Giovanni Lo Porto e i sei della nave Ievolo.
La Urru, 30 anni compiuti da poco, sarda, al lavoro come cooperante del Cisp in Algeria. Urru è stata sequestrata con altri due colleghi (Enric Gonyalons e Ainhoa Fernandez) la notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre 2011 dal campo profughi di Hassi Raduni, nel deserto algerino sud-occidentale abitato da rifugiati Saharawi. Laureata in Cooperazione internazionale a Ravenna, da due anni Rossella lavorava al progetto umanitario per il Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli. A dicembre un video diffuso da un giornalista dell’Afp testimoniava che i tre ostaggi erano ancora in vita, nelle mani del movimento unito per la Jihad nell’Africa occidentale. Poi, all’inizio di marzo il sito mauritano ‘Sahara media’ annunciava la liberazione di Urru, purtroppo smentita nel giro di poche ore. Dopo, nuovamente il silenzio.
Il palermitano Giovanni Lo Porto, 38 anni, è un cooperante che lavora per l’ong tedesca ‘Welthungerhilfe’. L’uomo è stato sequestrato con il collega olandese Bernd Johannes il 20 gennaio scorso nel distretto di Multan della provincia centro-occidentale pachistana del Punjab, dove lavorava a un progetto di sostegno alle popolazioni colpite dalle inondazioni. Lo Porto e Johannes sono stati portati via da quattro uomini incappucciati e armati, che hanno caricato i due cooperanti su un’automobile. I rapitori hanno puntato una pistola al volto dei cooperanti costringendoli a indossare il Shalwar Kameez, l’abito nazionale pachistano. Per la polizia dietro il sequestro ci sarebbero i fondamentalisti islamici. Dopo gli studi nel Regno Unito, fra la London Metropolitan University e la Thames Valley University, Lo Porto ha lavorato come ‘project manager’ per varie ong, fra cui ‘Gruppo Volontario Civile’ e Cesvi. Quindi è passato a collaborare con la ‘Welthungerhilfe’ (Aiuto alla fame nel mondo) creata nel 1962 sotto la protezione e il sostegno della Fao.
Infine i sei marinai della Ievolo, rapiti il 27 dicembre scorso nel Golfo di Oman, furono sequestrati mentre il loro mercantile era in attesa di inserirsi in un convoglio scortato da navi militari di altri Paesi, perché il bastimento era già inserito in un programma di scorta navale internazionale. I pirati, forse avvertiti, approfittarono della momentanea scopertura e dopo aver preso il controllo della nave la portarono alla fonda davanti alla costa della Somalia.
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