"Pregherò ininterrottamente fino a quando i capolavori non torneranno nel mio museo". Sono ormai mesi che Monsignor Timothy Verdon è nervoso, agitato: da ancora prima che i suoi tesori partissero per l’America e ora che si trovano al di là dell’Atlantico, un paio di dozzine di sculture che appartengono al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, di cui è direttore, non vede l’ora che tornino a casa. Adesso sono a New York al MOBIA, Museum of Biblical Art, nell’ambito della mostra ‘Sculpture in the Age of Donatello: Renaissance Masterpieces from Florence Cathedral’. Davanti a tutte le grandi opere prestate dal museo italiano, c’è ‘Lo Zuccone’ di Donatello, il tesoro più eclatante. Anche perchè vedere un Donatello in America è una rarità. Adesso però c’è la mostra del MOBiA, un museo nato nel 2005 e che si occupa soltanto di arte religiosa.
Il Museo dell’Opera di Firenze, il Museo del Duomo della città toscana, è in fase di ristrutturazione, così dal 20 febbraio e fino al 14 giugno, una parte fondamentale, preziosa e unica della storia artistica d’Italia, è negli USA per evocare, ancora una volta i decenni in cui la Cattedrale fiorentina diventò la culla artistica del Rinascimento. Ci sono nove pezzi che sono (o sono stati attribuiti) a Donatello e che non hanno l’abitudine di lasciare la loro casa materna troppo spesso. Ecco allora che la visita al MOBia rappresenta un evento eccezionale nel calendario artistico degli Stati Uniti del 2015. Una mostra eccezionale dove svettano i 195 centimetri de ‘Lo Zuccone’, nome popolare della statua che rappresenta il Profeta Abacuc, che comunque non è il più alto, perchè un’altra opera dello scultore italiano, il San Giovanni Evangelista, seduto, raggiunge i 210 centimetri di altezza. Ma ‘Lo Zuccone’ rappresenta qualche cosa di particolare, uno spettacolo naturale, scarno, carismatico, una statua bellissima e misteriosa.
‘Lo Zuccone’ è una delle cinque statue del vecchio Testamento che la città di Firenze commissionò a diversi artisti a cominciare dagli inizi del 1400. Il mistero della statua sta anche nel nome: infatti non c’è la certezza che rappresenti il Profeta Abacuc, che non svettava per la grande personalità, ma i fiorentini quando la videro, subito pensarono che invece avesse la stessa fisionomia di uno dei loro eroi della Repubblica, Giovanni di Barduccio Chierichini. Presenti nella mostra anche opere di Brunelleschi, Nanni di Banco e Luca della Robbia. L’unicità e la straordinarietà della mostra di New York è stata ribadita, seppur con tanta apprensione, anche da Monsignor Verdon. "Il pubblico americano – ha aggiunto – a meno che non viaggi in Italia, non ha l’opportunità di ammirare direttamente lavori di questa categoria, opere di questa qualità. Si tratta di tesori che appartengono a un tempo in cui la religione informava ogni aspetto della vita e la creatività umana era quasi impensabile senza questa dimensione della fede".
La sede della mostra di New York (il museo di Firenze non ha preso in considerazione nessun’altra città americana) è stata dovuta anche al fatto che il Metropolitan Museum of Arts e la Frick Collection, non potevano sottostare ai tempi voluti dal museo italiano, infatti le sculture dovranno tornare a Firenze non oltre la prossima estate in quanto in ottobre ci sarà la grande inaugurazione, dopo la ristrutturazione. "Si è guardato solo a New York – ha confermato il direttore del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze – su questo siamo un po’ tradizionali. Per l’età degli italiani che fanno parte del consiglio di amministrazione del nostro museo, la cultura in America è New York".
Ecco allora il palcoscenico della ‘Big Apple’ per una mostra che, già dai primi giorni di programmazione, ha attirato nelle sale, non troppo grandi del MOBiA, tanto pubblico, guidato da un serie incredibile di studiosi, che sono partiti da diverse città americani, pur di avere l’opportunità di ammirare, dal vivo, qualcosa che è veramente incredibile, opere d’arte di una bellezza straordinaria, senza età, pur essendo state scolpite seicento anni fa.
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