Verona – Il caso Giacchetta come uno degli argomenti da affrontare con urgenza in Parlamento. Così i relatori del congresso Maie di Verona hanno motivato la presenza di Marco Tommasini, presidente del comitato Difesa famiglie di Zurigo, intervenuto nel corso della sessione di lavori pomeridiana.
“Porto la testimonianza di quanto l’emigrazione non funzioni ovunque bene – ha esordito Tommasini, raccontando la ben nota storia del caso Giacchetta -, per riavere questi soldi ci siamo rivolti all’Inca Cgil che ci ha detto di arrangiarci, lo stesso é accaduto con il consolato di Zurigo”.
“Siamo andati anche dai parlamentari eletti in Svizzera, ma nessuno si è mosso, non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. La tv e i giornali svizzeri ci hanno aiutato, anche legalmente, e i nostri diritti sono stati valutati dal paese ospitante e non dall’Italia – ha raccontato ancora Tommasini, figlio di uno dei pensionati derubati -. Il tribunale di Zurigo ci ha dato ragione, ma il cammino e’ ancora duro e l’Inca ci ha detto che va in appello. Abbiamo iniziato il procedimento civile in Italia e stiamo aspettando le prime sentenze”.
“Se riusciamo a cambiare la legittimità di origine dei parlamentari, possiamo risolvere tanti problemi – ha commentato Merlo, che in passato si era recato in Svizzera per trovare i frodati da Giacchetta -. I colleghi eletti in Svizzera sono stati comunque decisi da un segretario romano e questi sono i risultati” ha concluso il deputato riferendosi al mancato appoggio lamentato da Tommasini.
Tra gli interventi del pomeriggio anche Giordano Gardelli, coordinatore Maie in Belgio e responsabile provinciale Acli Limburgo che, a sua volta, ha presentato la persona incaricata “di accreditare il movimento come lobby presso il Parlamento europeo”, Donata Bose.
Ha ripercorso la creazione di associazioni, comitati di assistenza consolare, passando per la nascita dei Comites, l’intervento del consigliere Cgie Mario Bosio che ha raccontato di aver “conosciuto una cinese e una giapponese che si capivano parlando italiano, perché entrambe avevano lavorato per Armani”. Puntava tutto sul senso dell’eccellenze, invece, il discorso dell’avvocato Carlo Brusa, coordinatore Maie a Parigi. “Il Maie vuole racchiudere l’eccellenza, un termine che vuol dire anche semplicemente non aver voglia di rubare e rispettare il vicino. Mi dà fastidio che uno come Giacchetta possa diventare il simbolo dell’Italia all’estero”.
Anna Mastrogiacomo, connazionale impegnata nel sociale e residente a Stoccarda come altri 160mila italiani, ha richiamato l’attenzione sui gravi disagi legati al basso rendimento scolastico dei giovani di seconda generazione: “i nostri connazionali hanno bisogno di essere sostenuti, anche attraverso la scolarizzazione”.
Secondo il giovane regista, responsabile per il Maie dei rapporti con le nuove generazioni, Manuel de Teffe’ “gli italiani all’estero sono il più grande asso nella manica dell’Italia che, invece, non se ne é ancora accorta. Ora si emigra perché in Italia si vive in maniera complicata, se vai a New York ti sostengono immediatamente, c’e’ una coscienza di mentorship. All’estero esiste un’economia di relazione per la quale, quando ci si conosce, si cerca di capire cosa si può fare insieme, qui bisogna conoscere qualcuno – ha concluso il giovane regista, aggiungendo una citazione tratta dal film Ogni maledetta domenica -. O andiamo avanti collettivamente o saremo eliminati singolarmente”.
“Non sono per i tagli, ma solo per la razionalizzazione, ho vissuto un’altra crisi in Sudamerica e so che, se in Italia si continua a tagliare, non cresceremo più – ha dichiarato Merlo concludendo la giornata di lavori -. Questo e’ l’inizio, dobbiamo lavorare sul territorio perché questa é la base del Maie. Dobbiamo creare una struttura di guerra per arrivare in Parlamento e poter contare, nel momento in cui si prendono le decisioni”.
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