Non è facile parlare di politica dedicata agli italiani all’estero in questo momento così difficile e confuso per il nostro Paese. Non è facile nemmeno provare a spiegare che chi sta dalla parte della libertà, della democrazia, della libera impresa, della crescita, sente pian piano venir meno il proprio punto di riferimento politico. Ma una cosa e’ certa: lavorare per gli italiani nel mondo vuol dire anche e soprattutto lavorare per costruire una rete di relazioni fra l’Italia e i Paesi dove risiedono le più grandi comunità italiane. A beneficio di tutti.
L’Argentina e’ un validissimo esempio di quanti punti di Pil si possono recuperare aggiungendo alla politica del necessario rigore, morale ed economico, l’apertura reale e paritaria e produttiva ai mercati esteri. Da anni vivo l’esperienza di italiano residente lontano dal BelPaese: anche se torno spesso in Italia per affari – viaggi che comunque in genere non superano una settimana -, e’ qui in Argentina che sono cresciuto dal punto di vista lavorativo. Ricordo ancora i primi tempi, quando pur di cercare la mia strada ero disposto a fare i mestieri più umili, e lo facevo in ogni caso con spirito positivo, perchè per me erano esperienze di vita e di conoscenza e mi consentivano autonomia di pensiero e di progetto. Solo il lavoro ti inserisce nella società, nel tempo ti consente rapporti costruttivi e produce dignità e autostima, che sono poi le basi per costruire ricchezza. Sono convinto che solo con l’impegno costante di ogni giorno si possa arrivare al successo. Perchè dico questo? Perchè non finirò mai di ringraziare questa terra meravigliosa, l’Argentina, per le grandi e importanti opportunità che mi ha dato. Sì, sono stato fortunato, ma mi sono anche sempre impegnato: e se altri connazionali non hanno avuto la mia stessa fortuna – per questo cerco sempre di aiutare coloro che hanno bisogno – non mi stanco di ripetere che volere è potere e di sollecitare tra i giovani delle loro famiglie la ricerca di condizioni di vita più soddisfacenti attraverso l’esperienza e con la volontà. Lo faccio in silenzio, perchè le opere buone non hanno bisogno di pubblicità. La pubblicità la lascio volentieri agli altri, a quelli che hanno necessità di sentirsi ammirati e lodati, a coloro che sono convinti di avere conquistato il diritto al premio e al riconoscimento, più che alla riconoscenza.
Non so dove ci porterà la corrente dei partiti, so però che io, noi, abbiamo la nostra visione per ciò che riguarda la collettività italiana residente in Argentina e in Sud America. Sono sicuro che le nostre idee non potrebbero fare altro che bene all’Italia e alla terra che ci ospita: idee concrete, stabili ponti da costruire insieme; non sempre e solo feste, spettacoli, musica e balli, panem et circenses, ma progetti fattibili, che guardano al futuro, all’economia, allo sviluppo del nostro Stivale.
Poveri di spirito quei partiti italiani che ignorano l’importanza e la potenza – sì, la potenza – degli italiani residenti all’estero. Siamo una comunità vastissima, eclettica, forte di tanti casi di successo nei cinque continenti. Un solo uomo di partito aveva capito le potenzialità reali degli italiani all’estero, si chiamava Mirko Tremaglia: dopo di lui, il deserto. E uno come Tremaglia non può avere delfini, successori, perchè era unico e inimitabile, uomo di patriottismo sincero e di grande passione civile. Cos’è rimasto di quella italianità di cui lui e tanti di noi sono andati e vanno ancora fieri? Forse che gli attuali eletti all’estero, a Roma, rappresentano davvero gli italiani nel mondo? Ho i miei dubbi. Sento tante critiche nei loro confronti dalle persone con cui parlo: mi raccontano di essere abbandonate a se stesse, mi dicono che certi parlamentari sono delle meteore che si fanno vedere solo al momento del voto. No, noi da anni lavoriamo per la comunità, senza chiedere nulla in cambio a nessuno: chi ci conosce lo sa, non abbiamo bisogno di creare un circo attorno al quale fare danzare acrobati ed equilibristi. Noi siamo sicuri della nostra forza e al momento opportuno lo dimostreremo. I conti si fanno alla fine del giro.
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