Durante la prima giornata dell’Assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero si e’ parlato anche di cittadinanza, di ius soli e di ius sanguinis. Cittadinanza in relazione agli immigrati e agli italiani nel mondo.
Parliamo di cio’ che riguarda gli immigrati. Sinceramente penso che chi e’ intervenuto al dibattito non conosca o non riconosca gli effetti reali di un eventuale ammorbidimento delle leggi esistenti. Che non immagini le conseguenze di certe scelte auspicate. E soprattutto, non me ne vogliano lor signori, non ritengo giusto che sia qualcuno non residente in Italia – e perciò qualcuno che non vivrebbe sulla propria pelle delle eventuali ricadute sociali – a pretendere presuntuosamente di saper gestire questioni cosi’ delicate. Verrebbe quasi da dire ai vari consiglieri – e a qualche parlamentare eletto all’estero – di tornarsene da dove sono venuti.
Lo ius soli ai figli di immigrati nati in Italia e’ pura follia. Su ItaliaChiamaItalia lo abbiamo scritto più volte: la cittadinanza italiana non si regala! E non solo e innanzi tutto perche’ il sentimento di appartenenza o almeno di condivisione necessita di un certo percorso di maturazione, ma anche perche’ il nostro Paese, come prima sponda illusoria per chi dall’Africa e’ in cerca dell’Eldorado, subirebbe un’invasione di proporzioni massicce. A scapito di chi ci vive e di chi ci vorrebbe vivere. Varrebbe la pena che qualcuno di quelli che predicano ipocritamente l’accoglienza si producesse a quantificare per numero e per costi.
E’ altrettanto sbagliato volere riaprire a tutti i costi i termini per la cittadinanza agli italiani all’estero: aumentare senza controllo il riconoscimento della cittadinanza vorrebbe dire aggiungere enormi spese per lo Stato italiano. Non vorremmo apparire cinici, ma abbiamo il diritto di sospettare che dietro tutte queste manifestazioni d’amore per il nostro Paese ci siano esclusivamente i benefici economici (come del resto per molte altre pretese di proliferazione di diritti civili) che politici irresponsabili promettono per allargare la loro "clientela". Salario di cittadinanza, pensioni sociali, servizi sanitari e quant’altro si possa garantire a parole, fanno gola a molti. Ma non sono tempi questi per aprire un portafoglio quasi vuoto e provocare scontento in chi qui in Italia vede gia’ ridotte le sue possibilita’ di vita dignitosa. Inoltre, sappiamo bene che molti di coloro che vivono all’estero chiedono la cittadinanza solo per avere un passaporto italiano e viaggiare liberamente per il mondo. E anche questo ci sembra riduttivo del vero significato del diritto acquisito.
No, bisogna mettere un argine alla cittadinanza facile. Dovendo scegliere, tuteliamo quelli che ci sono, prima di offrire tutele a quelli che ci saranno; se vogliamo conservare la pace sociale.
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