Aldo Di Biagio, senatore di Area Popolare eletto all’estero, dopo avere letto l’articolo “Di Biagio, partito della Nazione indispensabile”, pubblicato nelle scorse ore su ItaliaChiamaItalia, decide di dire la sua e così invia alla nostra redazione un proprio commento: “Non posso fare a meno che condividere l’ilarità dell’articolo, volendo io stesso contribuire a renderlo ancora più vivace anche per cominciare bene una giornata all’insegna della legge di stabilità”, scrive Di Biagio.
“Probabilmente, e questo sì che provoca più di un sorriso, ci si è dimenticati troppo in fretta di cosa sia accaduto politicamente in Italia negli ultimi cinque anni e quali evoluzioni abbiano interessato partiti, persone e governo. Ok, allora andiamo per gradi”.
Ecco l’analisi del senatore: “Nel lontano 2010 decisi che quello che si millantava come ‘partito del fare’ con la sua cerchia di alleati non faceva per me. Non ne condividevo mentalità e prospettive, intuendone poi l’amara iperbole.
Infatti ho poi aderito ad un gruppo politico, Fli, che non era un partito (c’è una bella differenza tra gruppo/movimento e partito politico) ma che si configurava come un progetto di centrodestra alternativo che all’epoca ho considerato una valida ‘via di uscita’ politica dall’impasse del momento. Questa gettò le basi per l’evoluzione che la scena politica avrebbe vissuto successivamente. Scelta Civica, anche in questo caso non un partito politico, è stata la naturale evoluzione della precedente progettualità politica: un contenitore di profili di diversa estrazione e appartenenza con la mission di tentare di definire uno scenario politico governativo capace di risollevarsi dalla drammatica situazione in cui era caduto il Paese proprio per mano di quel partito del fare da cui – come dicevo – avevo preso distanza”.
“Non credo debba ricordare cosa accadde poi nel 2013. Diversamente da quanto ironicamente si afferma riguardo al mia ‘mobilita’ politica, in realtà la mia è stata semplicemente coerenza in ragione della naturale ed inevitabile evoluzione politica dei contenitori nei quali ho svolto il mio cammino politico. Area Popolare è esattamente questo: non è un partito, lo ribadisco, visto che si continua a commettere questo grossolano errore, ma il punto di arrivo di una comunanza di esperienze poltico-partecipative che hanno voluto fare oggi l’unica cosa possibile, proporre un progetto alternativo per il Paese. In che modo? Sostenere questa stagione di riforme, proponendo e restando attivi senza populismi dannosi e demagogia vacua, mettendo al primo posto l’interesse del Paese piuttosto che l’interresse del singolo”.
“Poi non può che affascinare come ci si ritrova per miracolo cinque anni dopo, a Bologna, davanti ad un contenitore politico improbabile e discutibile, con Salvini come leader, con una Lega che ha già dato il peggio di sè, Forza Italia svuotata e ombra di se stessa con la presenza, senza dubbio scomoda, di chi è stato artefice delle debacle degli ultimi anni e Fratelli d’Italia privo di una collocazione politica reale non essendoci spazio alla destra di Salvini, più un raduno di famiglia che altro. Ed io che dovrei fare, collocarmi in questo deserto dei tartari? Cosa farebbe dunque una persona per bene? Ne prenderebbe le distanze, cosa che ho fatto esattamente come cinque anni fa. Fin qui non fa una piega”.
“Certo, ripeto, mai come ora sarebbe il caso di approdare ad un partito della nazione, che raggruppasse persone di buon senso, con qualche idea sana per il futuro del Paese. Questo non vuol dire, per il solito e pericoloso eccesso di sintesi, una combine con il PD o cose del genere. Vuol dire intercettare buone idee, persone per bene e progetti sfidanti indipendentemente dai contesti politico-partitici di originaria appartenenza. Questo dovrebbe essere un progetto auspicabile in un momento tanto delicato per il Paese. Questa per me è coerenza. La coerenza non la fa il nome del soggetto politico-associativo di cui si è parte, ma il progetto che si persegue e l’obiettivo verso cui si tende. Se si preferisce strumentalizzare il percorso semplicemente per additare un voltagabbanismo che non esiste e che invece appartiene a ben altri personaggi, molti dei quali protagonisti dello scenario degli italiani all’estero, vuole dire che si è capito poco o niente delle attuali dinamiche politiche italiane. Se si vorrà approfondire questo concetto, che sembra veramente ostico per qualcuno, sono a disposizione come sempre. Poi – conclude Di Biagio – non posso che apprezzare la foto con la quale si accompagna questo articolo che mi ritrae nel corso dell’ultimo sciopero della fame intrapreso a tutela dei lavoratori della Croce Rossa Italia: credo che con questa immagina si sia voluta fare ‘pendant’ con l’ilarità del suddetto articolo”.
IL COMMENTO DEL DIRETTORE
Gentile Senatore Di Biagio, grazie per avere scelto di condividere con i lettori di ItaliaChiamaItalia la sua analisi e le sue opinioni, ancora una volta. Da parte nostra, vogliamo solo chiarire che nel nostro articolo non scorgiamo “ilarità” da nessuna parte. E tanto meno abbiamo parlato di “voltagabbanismo”. Quando abbiamo scritto: “Dopo An, PdL, Fli, Scelta Civica e Area Popolare… Aldo guarda avanti”, abbiamo semplicemente ricordato, per dovere di cronaca e per maggiore informazione, i suoi passaggi politici, attraverso questo o quel partito, questo o quel “movimento”, come lei definisce alcune di queste formazioni. Ora, grazie a ItaliaChiamaItalia, ha avuto la possibilità di spiegare e di ricordare i motivi che l’hanno portata più volte a cambiare “squadra”, diciamo così. "Voltagabbanismo” è una parola che ha menzionato lei, senza che nessun altro l’abbia fatto, senza che nessuno le abbia mosso tale accusa, nemmeno velatamente. Il giudizio ai lettori. Il suo commento sulla foto pubblicata nell’articolo, presa assolutamente a caso tra quelle che abbiamo in archivio, mi ha strappato un sorriso. Buon lavoro.
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