Lunedi 23 Settembre, ore 17:30, Ristorante Macelleria di Manhattan. A riempire la sala erano italiani cosmopoliti, italiani della vecchia immigrazione, qualche italofilo, Gianluca Galletto della Direzione Nazionale del PD, i principali corrispondenti da New York della carta stampata e anche qualche big (Marisa Bafile, ex-parlamentare degli italiani all’estero circoscrizione Sud America e Nadia Urbinati, accademica di grande rilievo). Tutti accomunati dalla volontà di fare delle domande a Massimo D’Alema e ascoltare le sue risposte.
“Massimo D’Alema è stato non solo il testimone ma soprattutto il coreuta di moltissimi avvenimenti chiave degli ultimi trent’anni, non solo sulla scena nazionale, ma internazionale”, ha sostenuto Lucina Di Meco, Segretaria del Circolo PD New York, introducendo l’evento. “Lasciatemi dire due parole su di noi” ha poi continuato Di Meco: “Da molti anni il Circolo rappresenta un punto di riferimento importante per la nuova e vecchia immigrazione italiana che si riconosce negli ideali di giustizia sociale e progresso propri della Sinistra. Insieme, stiamo cercando di creare un laboratorio di quello che vorremmo fosse il Partito Democratico in Italia: plurale ma coeso, innovatore nel rispetto di quello che di buono è stato fatto in passato. Siamo una think tank, da cui sono uscite proposte interessanti per il PD su uguaglianza di genere e rimborsi elettorali, uno spazio di dibattito politico, ma anche il motore di campagne elettorali all’ora delle politiche. Fanno parte del Circolo giovani ricercatori che trovano qui le opportunità di finanziamento che non riescono a trovare in Italia, accademici, professionisti della finanza, ma anche immigrati venuti qui da piccoli nel dopoguerra con una forte identità comunista. Molti di noi sono estremamente critici di alcune delle scelte della dirigenza del Partito negli ultimi anni, ma credo che quello che ci accomuna sia la volontà di essere parte della ‘soluzione’ e non del ‘problema’ del Partito Democratico, che ancora riconosciamo come l’unica forza politica in grado di restituire all’Italia stabilità economica e dignità politica non solo a casa, ma anche sulla scena politica europea e internazionale”.
E proprio sull’analisi della situazione internazionale (prima la Siria, poi la crisi europea) si sono concentrate le prime domande rivolte a D’Alema, come riportato dal Corriere della Sera. Si sono poi susseguite una serie di domande sulla politica nazionale, alcune scomode, dalle privatizzazioni alle vicende di Monte dei Paschi di Siena. “Domande di spessore, e risposte acute. Come sempre, da venti anni a questa parte, Massimo è un uomo che parla alla testa, tanto quanto Renzi al cuore”, scrive Piero Armenti su un giornale locale. L’ultima domanda viene da una simpatizzante che chiede perché avere ancora speranza nel Partito Democratico e D’Alema risponde che il Partito è in un momento interessante, con un Congresso che porterà grande speranza. D’Alema parla anche del ruolo del segretario del PD, secondo lui ben distinto dal ruolo del candidato premier. Secondo D’Alema, come poi ampiamente riportato da giornali online e da La Stampa, dovrebbe essere Cuperlo il segretario e Renzi il candidato premier.
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