Oggi, nel ventottesimo anniversario della morte di Enrico Berlinguer, Eugenio Marino, responsabile Pd Italiani nel mondo, ha sottolineato in un suo articolo, che uscirà il 15 Giugno sul periodico svizzero Realtà Nuova, la capacità di Berlinguer a guardare lontano e a tracciare linee riformiste in ogni ambito politico, anche in quello che riguarda gli italiani all’estero. Un excursus storico–politico–culturale che parte dalla convocazione della prima Conferenza nazionale dell’emigrazione di Roma nel 1975, dove per la prima volta l’emigrazione viene vista come questione nazionale nella quale investire, e che arriva ai giorni nostri, con il Seminario “Una grande Italia oltre l’Italia. L’emigrazione nella storia unitaria”, organizzato dal Pd lo scorso anno, passando dalla Conferenza sull’emigrazione del PCI del 1984 e dallo Statuto dei diritti degli emigrati, presentato proprio dal PCI al Parlamento europeo
Riportiamo di seguito alcuni passaggi dell’articolo di Marino, la cui versione integrale si potrà leggere tra qualche giorno su Realtà nuova: “Agli inizi degli anni Ottanta, il quadro economico internazionale divenne pesantemente negativo e ripresero in maniera consistente i flussi migratori verso l’estero, proprio come oggi, e Berlinguer spinse dunque il Partito a convocare una sua Conferenza sull’emigrazione.
Questo evento, nato da un’idea avanzata nel corso di un Comitato Centrale nel luglio del 1983 e voluta anche dall’allora Responsabile emigrazione del PCI, Gianni Giadresco, si tenne nel febbraio del 1984, nell’Aula dei gruppi di Montecitorio alla presenza di Berlinguer, Nilde Jotti, allora Presidente della Camera, Giancarlo Pajetta, Antonio Bassolino, dei presidenti dei gruppi comunisti al Parlamento europeo e quelli di Camera e Senato, Napolitano e Chiaromonte e, naturalmente, dei delegati degli emigrati italiani di tutto il mondo”.
E ancora: “Sulla linea tracciata da Berlinguer, dunque, si chiedeva di compiere un’analisi sulla nuova realtà rappresentata dall’emigrazione e si riproponevano le questioni poste da una mozione presentata nel luglio precedente (tutti atti che, per rispetto alla memoria storica, oggi dovremmo rileggerci). Si sottolineava come la realtà dell’emigrazione fosse complessa e variegata e come, dunque, richiedesse strategie e programmi di ampio respiro in grado di fronteggiare la crisi, soprattutto in Europa, dove risiede la maggior parte degli emigrati italiani. Si faceva dunque riferimento al progetto di Statuto dei diritti degli emigrati, presentato dal PCI al Parlamento europeo (da rileggersi anche quello), dove era stato anche approvato il rapporto dell’eurodeputata Francesca Marinaro, figlia di emigrati in Belgio e voluta da Berlinguer al Parlamento europeo in rappresentanza anche delle nostre comunità in Europa”.
Concludendo: “Infatti, proprio il giovane gruppo dirigente del PCI che in questa politica berlingueriana si è identificato e riconosciuto, quello che Berlinguer ha sostenuto e motivato (dai Massimo D’Alema ai Piero Fassino) ha favorito, non appena diventato maggioranza di governo nella seconda metà degli anni Novanta, la modifica della Costituzione italiana che ha portato all’istituzione della Circoscrizione estero e all’introduzione del voto per corrispondenza agli emigrati e la convocazione della Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo (l’iter dell’introduzione della Circoscrizione fu avviato dall’allora Sottosegretario agli esteri Fassino e la Conferenza fu pensata e avviata durante il Governo D’Alema, anche se la legge venne approvata il mese dopo le sue dimissioni)”.
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