Gli addetti ai lavori fanno a gara a lanciarsi accuse reciproche: “quel partito è contro la Circoscrizione estero, ma anche quell’altro e poi quell’altro ancora”… E’ un tutti contro tutti che confonde le idee e non porta da nessuna parte. La verità? Fra i partiti italiani, non ce n’è uno che – se potesse – non cancellerebbe la Circoscrizione estero domani mattina. Forse si salva solo il Maie di Ricardo Merlo, che nasce all’estero e da un movimento associativo di italiani nel mondo e per questo non potrebbe mai tradire le proprie radici. Ma abbiamo visto nei giorni scorsi come Futuro e Libertà abbia tradito Mirko Tremaglia, esprimendosi contro la presenza dei rappresentanti degli italiani nel mondo in Parlamento. Oggi, osserviamo che non c’è differenza nemmeno fra PdL e Pd: entrambi vorrebbero poter abolire la Circoscrizione estero, o almeno ridimensionare il ruolo degli eletti oltre confine.
E’ il caso, per esempio, del senatore Perduca (Pd), secondo il quale gli eletti all’estero potrebbero essere in Parlamento dei semplici “osservatori” senza alcun diritto di voto. Idea balzana: parlamentari di serie B? Non è finita qui: Perduca sostiene che gli eletti all’estero “fortunatamente si interessano di questioni relative più all’Italia che agli italiani all’estero”. Ma scusate, se così stanno le cose, allora che diamine ce ne facciamo di 18 eletti in Parlamento in rappresentanza delle comunità italiane oltre confine? Se pensano ai problemi dell’Italia più che a quelli che riguardano i nostri connazionali, beh, allora chissenefrega, facciamola finita e mandiamoli a casa tutti. Ne abbiamo già mille, fra deputati e senatori, che pensano alle questioni italiane: che senso ha averne altri 18?
Il punto di Perduca è chiaro: “Queste persone, chiedo scusa e ripeto che non stiamo parlando di persone ma di figure istituzionali, possono fare la differenza su leggi anche gravissime e drammatiche, le cui conseguenze non verrebbero subite dai loro elettori”. Questo è vero: scegliere una legge che vale in Italia e non vale per coloro che hanno mandato in Parlamento i vari Micheloni, Randazzo, Berardi, eccetera, è fin troppo facile e non sempre può apparire giusto.
Per Perduca in ogni caso “è giusto tenere conto delle istanze, dei problemi e delle questioni sollevate anche dagli italiani all’estero, ma – ha concluso il senatore Pd – lo si può fare anche senza dare loro necessariamente il diritto di voto, perché – lo ripeto – c’è un forte sbilanciamento connesso alla presenza, all’interno delle Assemblee parlamentari, di chi non subisce le conseguenze dei propri voti". Dunque, l’esponente del Partito Democratico vorrebbe che gli eletti all’estero fossero solo delle belle statuine in Parlamento: anche se forse – di fatto – è già così, solo che nessuno dei 18 se n’è ancora accorto.
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