Vi ricordate del caso di Alex Anfuso? Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi su ItaliaChiamaItalia. E’ uno strano caso, il suo, incredibile ma vero. Sembra la trama di un film d’altri tempi e invece la storia Di Alex Anfuso è una vicenda vera che dura ormai da 30 anni. Vicenda che sembrava arriva a una soluzione positiva, visto che qualche giorno fa l’Ambasciata Italiana al Cairo ha emesso un visto Schengen per dare la possibilità ad Alex di sottoporsi al test del DNA che aspetta da più di sette anni.
La zia Rosa invia ad Alex un biglietto a/r dal Cairo per Roma; Alex contento si reca all’aeroporto internazionale per partire, mentre a Roma la zia lo aspetta, ma il sogno si spegne quando arriva ai controlli passaporti. Le autorità egiziane non lo fanno imbarcare perché Alex non ha sul suo passaporto sudanese un visto d’ingresso nel Paese egiziano e non ha un certificato di nascita che riporti lo stesso nome indicato sul passaporto. Insomma, ancora complicazioni.
L’AMBASCIATA, "SEGUIAMO IL CASO DA VICINO"
Alex ha un certificato di nascita come Alex Anfuso ma non come Ali Mohammed, nome che e’ riportato sul passaporto sudanese. Questo nome non figura su nessun altro documento, quindi per le autorità egiziane non e’ Ali Mohammed, e per le autorità italiane non e’ Alex Anfuso. Nel frattempo, in Italia, la zia ha dato mandato a un nuovo legale per cercare di dipanare l’ intricata matassa.
Ho personalmente contattato l’Ambasciata al Cairo per capirci di più su questa spinosa vicenda e mi hanno assicurato che stanno facendo tutto il possibile per aiutare Alex. Hanno inoltrato alle autorità egiziane un appello perché si possa consentire la sua partenza per motivi umanitari. Come giornale noi non smettiamo di chiedere interventi per fare chiarezza. Continueremo a mantenere informati sul caso i nostri lettori.
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