Una personalità forte e tosta quella del “bersagliere” (di nome e di fatto) Mirko Tremaglia, che purtroppo ci ha lasciato lo scorso venerdì.
Tremaglia era un tipo duro, spesso difficile e scontroso ma con il cuore grande, aperto e soprattutto con un’idea sempre fedele e forte nell’animo: l’amore per l’Italia.
Il Mirko che ricordo io era appunto uno con il quale era difficile andare d’accordo perchè voleva sempre avere ragione, uno che le cose non te le mandava a dire ma te le diceva in faccia. Ma Mirko era una persona che poteva dirtele proprio perchè aveva dimostrato con i fatti, i suoi comportamenti, l’onestà personale, la assoluta linearità e coerenza della sua vita che aveva tutti i diritti di farlo.
Mirko era testardo, ma se non lo fosse stato fino in fondo mai gli Italiani emigrati nel mondo avrebbero visto riconosciuto il loro diritto di voto e forse oggi non avrebbero neppure l’AIRE a registrarli e a dare così loro un nome e cognome.
Mirko Tremaglia era una persona che nelle cose ci credeva e basta, fin da ragazzo quando aderì alla RSI per sua libera scelta e mai lo nascose, così come mai ha nascosto – neppure per un attimo – la fedeltà assoluta alle sue idee, per antipatiche o anticonformiste che potessero essere, fregandosene del giudizio di commentatori o benpensanti.
Mirko Tremaglia non si è mai piegato, non ha mai accettato ordini, ha sempre fatto di testa sua rispondendo solo alla sua coscienza e soprattutto alla sua coerenza.
Un uomo tutto di un pezzo, unico ed irripetibile, che dopo la scomparsa di suo figlio Marzio in qualche modo era distrutto dentro, ma che raddoppiò nella sua volontà ferrea proprio anche nel nome di suo figlio, il miglior dirigente di Alleanza Nazionale che abbia mai conosciuto e che purtroppo ci ha lasciato troppo presto.
Ero succeduto a Mirko Tremaglia nella direzione del Dipartimento Esteri di AN, un compito non facile anche per la sua personalità e – tra le centinaia di occasioni che abbiamo vissuto insieme – ricordo un episodio di qualche anno fa quando discutevamo vivacemente nel “transatlantico” di Montecitorio non so più per quale questione legata agli italiani nel mondo e mi scappò un “Se fosse qui Marzio, anche lui mi darebbe ragione!”.
Mi arrivò una sberla violenta, improvvisa e fulminante, che ricordo e mi brucia ancora ma, tra lo sbigottimento degli astanti, tacqui ed incassai perchè capii subito che in qualche modo quella era una sberla d’amore.
Tremaglia era il decano della Camera con alle spalle 11 legislature ed era soprattutto il “papà” di milioni di italiani nel mondo. Ne aveva conosciuti a migliaia in tutti i paesi e di tutti i ceti e ne aveva aiutati tantissimi a ogni latitudine, ma soprattutto li aveva resi orgogliosi di essere italiani.
Ci rimetteva spesso del suo, in silenzio, felice di stare insieme alla “sua” gente e ogni anno a Marcinelle celebrava quella tragedia nella miniera belga di 60 anni fa come un giorno di ricordo e di riscatto del lavoro italiano nel mondo.
Se c’era una persona che avrebbe meritato di essere nominato Senatore a vita questa sarebbe stata proprio Lui, dopo una vita spesa per la politica e soprattutto per la gente più umile e silenziosa, quegli italiani di tutte le parti del mondo che sono stati il nerbo dell’emigrazione del dopoguerra, spesso poveri e disperati, emigrati allo sbaraglio con una valigia di cartone verso un difficile futuro.
Ricordo una ad una le tante fotografie che avevamo nella sede di AN e del CTIM di Via della Stelletta a Roma dove un Mirko Tremaglia prima giovane e poi più anziano – insieme con Almirante, Romualdi, Fini – incontrava italiani in ogni paese… e dovunque gli volevano bene.
Caro Mirko, il Tuo nome resterà legato al voto degli italiani nel mondo, ma il Tuo vero successo è stato nel 1996 quando – inaugurando la 13a legislatura – l’ex comunista Luciano Violante diventato presidente della Camera accennò con rispetto a quei ragazzi di Salò che non si erano arresi e avevano combattuto in buona fede. Tu applaudivi e piangevi ed io, guardandoti, capivo che quella era la vera riconciliazione nazionale – che avveniva cinquanta anni dopo e sotto i miei occhi – solo perchè uomini come Te se lo erano meritato, guadagnandosi alla fine il rispetto dell’avversario non con il nostalgismo ma con il sacrificio e un comportamento personale lineare, onesto e coerente.
Ciao Mirko, come vedi queste righe non sono state né facili né annacquate, ma sai che sono state scritte con tantissimo affetto.
Vorrei soprattutto che tutti capissero che con Te scompare un’altra figura di quella che è stata la Politica “vera” di questo nostro dissacrato Paese e che con Te oggi si perde una persona con la quale era sicuramente difficile convivere, ma era davvero un onore essere amici.
*già deputato PdL, sindaco di Verbania
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