La scheda di iscrizione al voto per i Comites impone alle donne l’obbligo di indicare, oltre al proprio, anche il cognome del marito. Secondo la Filef “si tratta di una pretesa discriminatoria e inaccettabile, della quale chiediamo agli organismi competenti l’immediata eliminazione, in coerenza con le sentenze (Corte di Cassazione, 13 luglio 1961, Consiglio di Stato 10 dicembre 1997) che indicano come necessario, ai fini della identificazione personale, esclusivamente il cognome da nubile e semplicemente facoltativa l’apposizione del cognome del marito”.
“Per altro – aggiunge la Federazione italiana dei lavoratori emigrati e famiglie – anche il Ministero degli esteri (circolare n. 2 del 6 marzo 1998) conferma che l’apposizione del cognome del marito nel passaporto della donna sposata deve intendersi come facoltativa. Essa è quindi effettuata a richiesta dell’interessata, la quale, comunque, dovrà essere informata dall’operatore della possibilità di avvalersi di tale facoltà. Invero, l’art. 143 bis del codice civile, il quale prevede che la moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito e lo conserva durante lo stato vedovile, fino a che passi a nuove nozze, va inteso nel senso che è attribuita alla moglie la facoltà di aggiungere al proprio cognome quello del marito”.
“Esiste, in proposito, un consolidato orientamento dottrinale e giurisprudenziale per il quale l’aggiunta del nome del marito ha carattere di mera facoltà, in applicazione del principio costituzionale della parità tra i coniugi”. “Sarà pertanto nostra cura sollecitare il CGIE ad intervenire e il Ministro degli Affari Esteri a trasmettere in tempo utile apposita circolare alle nostre ambasciate, per consentire alle donne coniugate che lo desiderino di utilizzare solo il proprio cognome da nubile per l’iscrizione al voto. Senza tale chiarimento, non sono da escludere richieste di annullamento delle elezioni per discriminazione di genere”, conclude la Filef.