L’Argentina vive la lunga, intensa stagione elettorale che si concluderà a fine ottobre o inizi di novembre se si andrà al ballottaggio, con le elezioni presidenziali e per il rinnovo delle due camere del “Congreso Nacional”. Una stagione che ha visto il successo degli alleati del governo (o almeno di non oppositori) nelle elezioni delle province piccole (Misiones, Salta, Tierra del Fuego, Neuquen) e la vittoria schiacciante delle forze di opposizione in distretti elettoralmente più importanti (Santa Fe, Città di Buenos Aires, Chubut), una serie che dovrebbe prolungarsi nelle elezioni della non meno importante provincia di Cordoba e via seguendo in altri distretti elettorali.
All’appello manca la Provincia di Buenos Aires, che da sola rappresenta quasi un terzo dell’elettorato argentino e che farà le sue elezioni per eleggere governatore, legislatura, autorità comunali e scolastiche, in coincidenza con la data delle elezioni nazionali del 23 ottobre. Prima però ci saranno, sia a livello nazionale che per le elezioni locali, elezioni primarie, aperte, simultanee e obbligatorie. Di cosa si tratta?
Il 14 agosto gli elettori argentini avranno la possibilità di eleggere i loro candidati a presidente dell’Argentina e a deputati e senatori (secondo i distretti elettorali), ma anche, per quanto riguarda la Provincia di Buenos Aires, i candidati a governatori, legislatori provinciali, autorità comunali, ecc. che si presenteranno nelle elezioni del 23 ottobre. Sebbene per quanto riguarda i candidati a presidente della nazione si tratta in realtà di un sondaggio ufficiale, visto che ognuno degli otto partiti e alleanze che parteciperanno presenta un solo candidato, a livello locale i candidati potranno essere vari per ogni partito.
Questa introduzione serve per sottolineare l’importante possibilità che avranno gli stranieri, e specificamente i cittadini italiani residenti nella Provincia di Buenos Aires, di partecipare sia alle primarie di domenica 14 agosto, sia alle elezioni generali del 23 ottobre, per eleggere i candidati che si presenteranno nella citata Provincia di Buenos Aires.
Infatti la Costituzione provinciale e le leggi provinciali attuative (11.700 modificata dalla legge 12.312), hanno stabilito il diritto di voto attivo e passivo di tutti gli stranieri residenti nella Provincia da almeno cinque anni, e siano iscritti nel registro elettorale speciale. Dato che le normative approvate negli ultimi anni hanno stabilito che quando uno straniero fa la pratica per ottenere il “Documento Nacional de Identidad”, automaticamente viene iscritto nel registro elettorale, non è più necessario recarsi espressamente a chiedere l’iscrizione al tribunale elettorale. In altre parole, migliaia di italiani residenti nella Provincia di Buenos Aires, che sono in possesso del DNI, almeno in teoria, sono iscritti nel “Padrón electoral de extranjeros” e quindi hanno la possibilità – e l’obbligo secondo le normative vigenti se non hanno superato gli ottanta anni di età – di votare sia alle primarie del 14 agosto, sia alle generali provinciali del 23 ottobre, per eleggere autorità provinciali.
L’Argentina, contrariamente a quanto fatto dagli Stati Uniti, non promosse la presa della cittadinanza da parte degli immigrati. Questo paese accolse generosamente milioni di immigrati, concedendo loro di fare quasi tutto quel che era concesso anche ai cittadini argentini. Ma, contrariamente a quanto è stato fatto negli Stati Uniti, dove cercarono di invogliare gli stranieri a diventare cittadini statunitensi, in questa parte del continente americano, pur non mettendo tante condizioni per accedere alla cittadinanza, non incoraggiarono gli stranieri a diventare argentini. A questo si aggiunge le lunga storia di colpi di stato che interruppero periodicamente nel passato argentino, lo sviluppo della vita democratica e quindi, anche, le eventuali politiche di promozione della partecipazione degli stranieri alla vita politica argentina. Solo dopo quasi tre decenni di continuità costituzionale, queste tematiche sono venute a galla e il diritto di voto degli stranieri è stato incluso nelle legislazioni di varie province, tra cui Rio Negro, Chubut, Città di Buenos Aires e anche dalla Provincia di Buenos Aires che è andata più avanti di tutte, determinando l’iscrizione d’ufficio degli stranieri nei suoi registri elettorali.
Si potrà discutere molto sulla liceità o meno dell’iscrizione d’obbligo nel registro elettorale e dell’obbligatorietà del voto. Si potrà farlo anche sulle reali intenzioni di quanti hanno approvato questa norma quando ormai gli stranieri nella provincia di Buenos Aires non sono più da tempo, in maggioranza, italiani, come era tanti anni addietro, ma cittadini di paesi vicini che arrivano come irregolari e senza documenti e facilmente ottengono il DNI per stranieri e quindi, anche la possibilità di votare. Si potrà anche discutere sulla segretezza di un voto separato attraverso un “padrón electoral de extranjeros”. Ma mettersi a fare disquisizioni serve a poco. Conta invece informarsi, informare i connazionali che ancora non ne sono al corrente e partecipare al voto, sia alle primarie, sia alle elezioni del 23 ottobre.
E comunque sarebbe importante che la struttura di rappresentanza della nostra collettività a livello locale, che è costituita principalmente dalla struttura associativa, si impegnasse nel far conoscere questo diritto e nel promuovere l’attiva partecipazione degli italiani, alle elezioni provinciali. Gli emigrati italiani hanno fatto tanto, tantissimo per l’Argentina. Hanno lavorato tanto, hanno costituito famiglie e imprese, hanno pagato tasse e donato ore di lavoro o di riposo per costruire case, associazioni, quartieri, chiese, ecc, senza mai poter esprimersi politicamente.
Ora, quando ormai per loro è passato tanto tempo (e l’analogia col voto italiano è evidente e crudele), forse troppo tempo, hanno questa possibilità di dire la loro. Comunque, venga tardi, venga bene.
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