La storia dell’emigrazione italiana dovrebbe essere insegnata a scuola. Sono più di sei milioni e mezzo i nostri connazionali nel mondo, cui si aggiungono circa ottanta milioni di persone che, pur non avendo il passaporto, sanno e sono orgogliose di avere radici italiane. Si tratta, nel complesso, di una risorsa di un valore inestimabile a livello di promozione della lingua italiana e delle eccellenze made in Italy.
In Italia esiste una importante presenza di musei dell’emigrazione. Essi raccontano le storie dei nostri connazionali che sono partiti per l’estero, un’importante pagina di storia dell’Italia post unitaria rappresentata dalla diaspora, purtroppo ancora non adeguatamente conosciuta dall’opinione pubblica del nostro Paese.
“I musei dell’emigrazione in Italia costituiscono una grande ricchezza e sono un importante strumento per conoscere la storia della nostra emigrazione e sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto a questi temi, anche in vista della creazione di una mirata offerta turistica rivolta ai viaggiatori delle radici e prevista dal progetto ‘Turismo delle radici – una strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post covid-19’, finanziato nell’ambito del PNRR. Non si parla quindi di emigrazione soltanto a Genova ma in tutti i territori, ognuno con le sue piccole storie che appartengono a una storia collettiva – afferma il Direttore Generale per gli Italiani all’estero della Farnesina, Luigi Maria Vignali -. È indispensabile valorizzare questi attrattori culturali e turistici, promuovendone l’organizzazione in forma di una vera e propria ‘rete’, anche per renderli più facilmente fruibili all’interno di itinerari creati appositamente per i viaggiatori delle radici”.
“Bisogna inoltre fare in modo che non rimangano solo dei contenitori di oggetti e antichi documenti, ma vengano vissuti al proprio interno, attraverso delle attività che possano permettere agli italiani – ad esempio agli studenti delle scuole primarie e secondare o agli operatori che accoglieranno il target turistico di cui ci stiamo occupando – di approfondire la conoscenza dell’emigrazione italiana attraverso seminari, workshop e laboratori che seguano metodologie di apprendimento innovative e alternative. Inoltre, e soprattutto, dare la possibilità ai nostri connazionali all’estero, e i loro discendenti, di sentirsi protagonisti di una storia scritta da loro o dalle loro famiglie, affinché ritrovino nella stessa quel senso di orgoglio e quel desiderio di continuare a tessere il legame con la terra d’origine”, conclude Vignali.