Luigi Vignali, direttore generale per gli italiani all’estero della Farnesina, spiega le potenzialità del turismo delle radici in un video realizzato in occasione del Festival della diplomazia: “Un settore potenzialmente molto utile anche per la ripresa del turismo in Italia in un momento così difficile”.
Si tratta di “un’offerta per i tanti italiani all’estero e per gli italo-discendenti che non sono mai venuti a visitare i loro luoghi di origine: noi vorremmo che scoprissero quei posti e le famiglie da cui provengono”, afferma Vignali, ricordando che il settore è rivolto a un bacino potenziale di almeno 80 milioni di persone.
Il turismo delle radici “è importante per i numeri, con circa 10 milioni di visitatori legati al settore solo nel 2018”, ed è importante in termini di indotto, con “circa 4 miliardi di euro di contributo economico”. Si possono poi “scoprire territori meno conosciuti, in particolare i piccoli borghi italiani da cui provengono tanti emigrati che ora si trovano altrove nel mondo”, continua il direttore generale per gli italiani all’estero.
Legate a questo specifico segmento turistico ci sono anche “nuove potenzialità di comunicazione attraverso i canali digitali, proprio perché ci sono distanze importanti”, e opportunità di sviluppare “un turismo eco-sostenibile: parliamo di campagne e piccoli borghi, territori che potrebbero essere valorizzati dal turismo delle radici. Pensiamo a quanti casali potrebbero essere ristrutturati dai discendenti degli italiani all’estero”.
Un’opportunità anche per l’occupazione giovanile: “Un nuovo settore in cui tanti giovani, proprio nei borghi più piccoli e nei territori meno sviluppati, potrebbero impegnarsi per rilanciarli e far venire gli italiani all’estero a visitarli”.
Riflettori puntati anche sulle chance di investimento, per esempio “nelle associazioni italiane all’estero che devono far scoprire il segmento turistico ai connazionali nel mondo; si può investire poi nella rete dei musei italiani dell’emigrazione, che verrebbero visitati dai connazionali; c’è da ristrutturare le anagrafi italiane e digitalizzarle in modo da riscoprire l’albero genealogico e si potrebbero creare percorsi personalizzati in termini di eno-gastronomia o riscoperta dell’artigianato”, conclude Vignali.