Lunga intervista al ministro degli Esteri Giulio Terzi Sant’Agata pubblicata sul settimanale Oggi7, allegato al quotidiano italiano edito negli Usa, “America Oggi”; un’intervista nella quale il titolare della Farnesina afferma di sentirsi non solo “ministro degli Esteri”, ma anche “ministro degli italiani nel mondo”.
Terzi parla del suo incontro con il segretario di Stato americano, Hilary Clinton. Un incontro “di grandissima rilevanza: ha consentito di precisare ancora meglio quello che è il ruolo dell’Italia nella stabilizzazione dell’eurozona e nel contributo al percorso di integrazione economica e monetaria dell’Unione europea. Il governo italiano ha fatto dei progressi rapidissimi sul piano dell’equilibrio di bilancio, è riuscito ad essere un elemento fondamentale nel negoziato sul Fiscal Compact e sull’European Stability Mechanism, che si è concluso a Bruxelles. È rientrato nel circuito dei meccanismi di consultazione ristretta tra i principali Paesi europei, acquisendo un ruolo di protagonista grazie alla capacità all’interno del Paese di superare la crisi economica con misure rapide e coraggiose, seguite dall’opinione pubblica e dal Parlamento. È cioè riuscito ad acquisire una credibilità che oggi abbiamo visto entrare nel vivo delle considerazioni della società americana e del governo Usa. Il centro delle conversazioni oggi e stato sicuramente la politica economica, la capacità di avere un bilancio in equilibrio fin dall’anno prossimo e di avere un attivo primario nella nostra posizione complessiva economica”.
C’è poi stato l’incontro fra il presidente del Consiglio Mario Monti e il presidente degli Stati Uniti, Obama, “sulle misure di crescita, le strategie nella creazione e nel rafforzamento del mercato unico, gli esempi che l’Italia porta avanti nel proporre dei modelli di crescita sostenibile e come queste iniziative sulla crescita del mercato interno e della domanda possano coincidere con strategie americane che siano mutualmente interagenti e che quindi possano alimentare al di qua e al di là dell’Atlantico, occupazione e attività economica. Questo mi sembra essere stato l’elemento forte di un momento politico così rilevante fra Italia e Stati Uniti”.
Ed ecco i temi che stanno più a cuore a noi di ItaliaChiamaItalia, quelli relativi agli italiani all’estero, e quindi la chiusura di Rai International, l’annuncio di ulteriori tagli ai fondi destinati alla stampa all’estero, decisioni che sembrano annunciare l’allontanamento dell’Italia dai cittadini italiani nel mondo. Sono decisioni permanenti? “Sul mio impegno personale di ministro degli Esteri, devo sottolineare a tutti un aspetto ben preciso, una responsabilità che avverto profondamente: io mi sento ministro degli Esteri e ministro degli italiani nel mondo. È una finalità che si collega in pieno ad un’azione che ho svolto soprattutto da ambasciatore negli Stati Uniti. Affermavo all’epoca che un ambasciatore italiano è innanzitutto un elemento di collegamento fra gli italiani che risiedono all’estero e il Paese di origine. Perché è in queste comunità che risiede una delle risorse più grandi per la proiezione internazionale del Paese. In un mondo globale la forza di un Paese è la proiezione internazionale. E per l’Italia questo significa basarsi, interagire, sostenere, le nostre comunità all’estero ed essere da loro sostenuti. Questa realtà di sostegno delle comunità all’estero del nostro Paese io l’ho sperimentata di persona nella grande campagna di diffusione della lingua italiana e la grande risposta che ho visto da Washington negli anni scorsi al rilancio del programma Ap. È un esempio, ma potrei farne molti altri nel ricordo di quella che è stata l’epopea delle celebrazione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia negli Usa. Quindi abbiamo deciso, per quanto riguarda la nostra proiezione culturale, che il 2013 sarà l’anno della cultura italiana negli Stati Uniti. Cioè intendiamo cogliere questa grande dinamica che si è creata tra 2011 e 2012 per proseguire in tutta una serie di iniziative nei musei, con concerti, mostre che potremo organizzare in compartecipazione con identità americane, iniziative che non saranno portate avanti solo con finanziamenti pubblici ma con capacità di gestione manageriale di attività culturali da parte dei nostri uffici consolari, degli istituti italiani di cultura, della ambasciata. Il senso di abbandono che si può essere diffuso, lo riconosco, a causa dei tagli drammatici che abbiamo avuto sul bilancio pubblico, spero sia transitorio. Dal momento in cui ho assunto le mie funzioni ho tenuto a congelare qualsiasi decisione di chiusura di consolati o istituti di cultura. Penso che si possano trovare altre formule per compensare delle spese che sono sempre crescenti e sempre più onerose, con il bilancio della Farnesina che ha subito una decurtazione drammatica, 206 milioni di euro su un bilancio di spese disponibile di 800 milioni. È una mia forte determinazione quella non solo di contenere le riduzioni dei programmi di finanziamenti ma anche di recuperare nei prossimi esercizi in tutto questo settore. Siamo anche impegnati nella riforma degli organismi elettivi della comunità italiana, che deve andare incontro alle aspettative che ci sono fra coloro che, con grande generosità, si occupano dei loro connazionali, si occupano dei rapporti culturali, delle forme di assistenza e anche della rappresentanza delle nostre comunità. Ritengo che non dobbiamo fare delle riforme al ribasso, dobbiamo fare delle riforme di efficienza; confido che le forze parlamentari possano esprimersi in modo favorevole e soprattutto che ci sia un contributo positivo da parte dei parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere. Ecco, tutto questo insieme di attività penso che sia ben compreso nell’attuale governo, un governo che è fortemente impegnato nel riavvicinare le distanze in tutti i sensi con i connazionali all’estero. Naturalmente riavvicinare le distanze non significa avere più risorse da spendere, il discorso che abbiamo fatto all’inizio sulle compatibilità economiche e i grossi sacrifici che fanno tutti gli italiani in Italia e all’estero, per riportare salute al bilancio dello Stato e per continuare a costruire sulla nostra credibilità in Europa è un dato di fatto che non ci possiamo nascondere".
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