Un segnale importante inviato alla Casa Bianca, per mettersi definitivamente alle spalle le frizioni e alcune gaffe del passato. Una mossa per voltare pagina e ridare credibilita’ al sistema Paese, non solo sul fronte interno ma anche dall’altra parte dell’Atlantico. Sembra essere questo il senso profondo della nomina agli Esteri di Giulio Terzi di Sant’Agata, negli ultimi due anni ambasciatore a Washington, durante i quali, in America come nel resto del mondo, i gossip sul Cavaliere hanno rischiato di offuscare l’immagine dell’Italia. E lui, malgrado le tante difficolta’, e’ riuscito in questi anni a rilanciare il ruolo del nostro Paese e la sua autorevolezza. Ha lavorato per la diffusione dell’italiano nelle scuole americane, ha promosso importanti iniziative culturali e artistiche. E in particolare, si e’ speso con grande energia per celebrare il 150esimo anniversario dell’unita’ d’Italia, con una serie di manifestazioni molto seguite lungo tutto il 2011, organizzate sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Il culmine di questo sforzo e’ stato ripagato dallo stesso Obama con un messaggio ufficiale, proprio il 17 marzo 2011, con cui il presidente proclamo’ quella data come ‘la giornata di celebrazione dell’Unita’ d’Italia’. Una nota con cui la Casa Bianca in qualche modo sanci’ la sua grande attenzione nei confronti dell’inquilino del Quirinale, considerato da molti negli States un interlocutore preziosissimo.
Insomma, con la scelta di Terzi, un diplomatico molto stimato dai Palazzi che contano a Washington, il duo Monti-Napolitano pare voglia rilanciare su basi nuove, piu’ solide, il dialogo transoceanico, in un momento in cui l’emergenza della crisi economica costringe tutto l’Occidente, l’America come il Vecchio Continente, a lavorare assieme, fianco a fianco.
In tal senso vanno le prime dichiarazioni dello stesso ministro, a Washington, rivolte non alla stampa ma ai suoi collaboratori d’ambasciata. Poco prima di prendere l’aereo che lo portera’ a Roma, dove giurera’ dal Capo dello Stato, Terzi si e’ limitato a ribadire che anche alla guida della Farnesina rimarra’ ‘un servitore dello Stato e di un Paese rispettato nel mondo’.
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