Il Corriere della Sera ha pubblicato nella sua edizione dello scorso 26 febbraio la lettera con cui la signora Martha Halford-Fumagalli, cittadina italo-inglese, ha segnalato i tempi biblici impiegati dal Consolato italiano per il rilascio del suo passaporto. Non viene precisato di quale consolato si tratti: forse di quello di Londra, visto le origini della signora? Non è dato saperlo.
L’interessata avrebbe presentato domanda oltre un anno fa, ma la stessa sarebbe ancora in fase di gestazione. Ignoriamo i dettagli di questa vicenda e non sappiamo dire se vi siano ragioni obiettive che giustifichino un ritardo tanto grave.
Vorremmo però prendere lo spunto da questo episodio, che suona quasi come un grido disperato contro i cronici ritardi degli uffici consolari, per attirare l’attenzione della Farnesina sul fatto che analoghi, assurdi tempi di attesa, sia pure su scala fortunatamente più contenuta, si verificavano in passato anche a Zurigo.
Come è noto, una diversa organizzazione del lavoro, con la partecipazione propositiva degli stessi impiegati, ha qui consentito di abbattere radicalmente i tempi di attesa fino ad eliminarli quasi del tutto.
Ci permettiamo quindi di sottoporre all’attenzione del Ministero degli Esteri l’esperimento organizzativo attuato con successo a Zurigo e confidiamo che esso venga proposto agli altri uffici consolari come utile modello di riferimento.
*Consigliere Comites Zurigo