Toh, chi si rivede! Il “gatto e la volpe”, alias Marco Fedi e Nino Randazzo (scambiando i ruoli il prodotto non cambia) si sono ridestati dal loro “buen ritiro”. Sicuramente un po’ scocciati per essere stati costretti ad interrompere la loro lunga e piacevole vacanza (lautamente pagata), ma come potevano ignorare l’alto “grido di dolore” che giungeva loro dai cittadini italiani residenti all’estero (specificatamente, in Australia) e dai rappresentati dei cosiddetti “organi rappresentativi” degli italiani all’estero? Uffa! Bisogna che ancora una volta spieghi chi sono questi “fantomatici” organi, visto che il 99% degli italiani non sanno che esistono e, se ne sono a conoscenza, non sanno a che cosa servono. Si tratta del CGIE (Comitato Generale degli Italiani all’Estero) ed i COMITES (Comitati Italiani Estero) che in vent’anni hanno “sperperato” circa 100milioni di euro senza combinare un bel nulla. L’unica cosa che hanno fatto con efficienza e’ aver assegnato titoli di Cavaliere e Commendatore a quasi tutti i loro membri. Dovrebbero (il condizionale e’ d’obbligo) poi essere “organi rappresentativi” anche i 18 parlamentari eletti all’estero (12 deputati e 6 senatori). Dunque, Fedi e Randazzo, ma anche il Cavaliere (di che?) Vincenzo Papandrea, presidente del Comites del South Australia, e il presidente dell’intercomites d’Australia Giuseppe Musso si sono “strappati le vesti” contestando e rifiutando in “toto” la serie dei documenti preparati dall’Ambasciata italiana di Canberra per il governo. Come e’ dovere di ogni buon funzionario dello Stato, l’Ambasciata, che opera direttamente sul territorio e conosce benissimo tutti i soggetti che vi operano (ricordate il saluto di commiato dell’ex console di Sydney?), non solo può, ma deve suggerire al governo una migliore organizzazione con lo scopo di razionalizzare la gestione degli uffici della rappresentanza diplomatica, sia per aumentarne l’efficienza dei servizi e sia per conseguire risparmi economici di gestione.
Arrampicandosi sugli specchi Fedi, Randazzo, Papandrea e Musso (tutti di sinistra) snocciolano teorie fumose e propongono vie alternative assurde, dimostrando di essere totalmente scollati dalla realtà. Piu’ che “progressisti” sono “retrogradi”. I quattro sono d’accordo nel “cambiare”, a patto, pero’, “che tutto rimanga com’e’”. Lo Stato deve continuare a sborsare un fiume di soldi e loro, regolarmente, a sprecarli come e’ stato sempre fatto negli ultimi due decenni. Piu’ soldi agli “organi rappresentativi”, alle associazioni dei loro “compari” e piu’ assunzioni nei consolati, tipiche richieste di uomini di sinistra statalisti. Non si rendono conto quanto sia grave la situazione economica, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Siamo al tempo che e’ tassativo risparmiare ogni centesimo e le poche risorse disponibili a disposizione debbono essere investite con saggezza e lungimiranza, invertendo la tendenza delle regalie a pioggia come accadeva sino a qualche anno fa.
Il Signor Giorgio Migliaccio, con il suo conciso ma chiarissimo trafiletto, se paragonato ai corposi ma evanescenti articoli di Fedi, Randazzo, Papandrea e Musso, ha dato un’esemplare lezione di saggezza quanto di concretezza. Ha surclassato i quattro che pure sono del mestiere, visto che hanno la presunzione di rappresentare gli italiani nel mondo quando, in realtà, sono esclusivamente autoreferenziali.
Non conosco il Signor Migliaccio, ma non mi risulta che faccia parte di uno degli “organismi di rappresentanza degli italiani all’estero”. E’ sicuramente proprio per questo che e’ riuscito a ben comprendere che e’ auspicabile che vengano attuati al piu’ presto i suggerimenti elaborati dall’Ambasciata italiana. Da lungo tempo i cittadini si “lagnano” (e non poco) dell’inefficienza dei servizi consolari, ed e’ tempo che venga aumentata la loro efficienza, ma che anche si risparmino i soldi dello Stato italiano, cioè nostri. Si sa che i milioni sono fatti dai centesimi, il “poco” (secondo alcuni) risparmiato in Australia, addizionato ad altri “modesti” risparmi conseguiti in altre parti del mondo, costituirebbe un’importante somma di denaro. Il Signor Migliaccio, spiegando con semplicità e con esauriente chiarezza i vantaggi e gli svantaggi che porterebbe una nuova organizzazione della rete diplomatica, ha dimostrato molta saggezza. Al contrario di Fedi, Randazzo, Papandrea e Musso (ripeto, tutti di sinistra) che con la loro saccenza credono di possedere in esclusiva la verità, ma che e’ diversa a secondo del governo in carica. Quali sarebbero state le loro deduzioni se gli stessi suggerimenti li avesse voluti applicare un governo gestito dai loro “compagni”? Hanno dimenticato che la ristrutturazione della rete diplomatica, con le prime chiusure di consolati, e’ iniziata con il governo Prodi?
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