On. Fabio Porta, in Venezuela lo stato spara sui manifestanti. Si parla di dittatura e di guerra civile. Come sta intervenendo l’Italia? Esiste una strategia comune?
L’Italia ha sempre seguito con attenzione l’evolversi della situazione in Venezuela; voglio fare notare che anche l’Unione Europea, grazie all’Alto Rappresentante per la Politica Estera, l’italiana Federica Mogherini, è intervenuta più volte sulla crisi venezuelana.
Siamo alla vigilia della possibile instaurazione di un regime autoritario: sarà questo il frutto di un’Assemblea Costituente eletta da una minoranza della popolazione scelta dai fedelissimi del governo Maduro. Da quando il Parlamento venezuelano è stato delegittimato dal governo non si poteva parlare più di “democrazia”; oggi questa svolta autoritaria appare conclamata e irreversibile. In ballo non c’è la lotta tra destra e sinistra, ma la difesa della democrazia contro il pericolo della dittatura!
Ignazio la Russa si è detto deluso dall’azione del governo che ha definito “vuoto” di fronte alla crisi in Venezuela. Come commenta?
Il Parlamento e il Governo italiano, grazie soprattutto al forte impegno del Partito Democratico che non ha tralasciato per un momento di seguire attivamente questa crisi, si sono impegnati con atti e fatti concreti su questa vicenda. Non mi pare che La Russa abbia fatto altrettanto; è stata la prima volta che l’ho sentito parlare di Venezuela. Abbiamo approvato due risoluzioni alla Camera e una al Senato, e il governo si sta muovendo sia sul piano della diplomazia internazionale che su quello dell’intervento verso i nostri connazionali. Chi critica l’Italia su questa questione probabilmente non ha seguito sul serio questa crisi e non conosce quanto abbiamo fatto a livello interno ed internazionale per denunciare la situazione e provare a risolverla.
In Venezuela risiedono circa 150 mila italiani, in che condizioni vivono? Che misure ha adottato lo stato italiano per tutelarli?
Abbiamo risolto il problema del pagamento delle pensioni italiane in Venezuela, che personalmente ho seguito in raccordo con i rappresentanti dei patronati e della nostra collettività; il Governo ha stanziato un milione di euro per l’assistenza e la prima parte di questi aiuti economici si trova già a disposizione dei consolati in Venezuela; infine il rafforzamento della rete consolare, con l’invio di personale dall’Italia in grado di rispondere alla grande pressione che esiste in questo momento.
Vigileremo perché il governo faccia tutto ciò e, se sarà necessario, anche di più. In Venezuela vive una delle più grandi collettività al mondo; stanno soffrendo espropri e sequestri e anche la limitazione della libertà personale e politica, oltre alla scarsezza di medicine e alimenti. E’ sconcertante sentire chi ancora oggi difende il governo di Maduro in Italia o nel mondo, quando neppure i sostenitori venezuelani della prima ora del governo di Chavez lo fanno più.
Tutti i Consolati dell’Area sudamericana hanno una carenza di personale che non consente loro di fornire servizi nei tempi e nelle modalità adeguati. Cosa avete fatto per migliorare questa situazione? Dov’è finito il denaro della tassa di cittadinanza introdotta proprio con lo scopo di garantire questi servizi nei tempi e nei modi migliori?
Il Ministero degli Esteri deve capire che la rete consolare in Sudamerica è una priorità per la nostra politica estera, in ragione della presenza della più grande comunità “italica” al mondo; tutti i posti devono essere occupati dagli impiegati di ruolo e sto predisponendo misure specifiche per evitare “vuoti” di organico in queste sedi.
Posso annunciare con orgoglio che i consolati stanno per ricevere la prima tranche dei soldi provenienti dal contributo per la cittadinanza. Nei prossimi mesi gli italiani che vivono all’estero, a partire da quelli dei Paesi sudamericani, si accorgeranno che le lunghe attese per la cittadinanza diminuiranno radicalmente e che i servizi consolari miglioreranno. E’ una vera e propria “rivoluzione culturale” nel rapporto della pubblica amministrazione con le nostre collettività: per la prima volta i soldi dei connazionali vengono restituiti ai consolati e reinvestiti nel miglioramento dei servizi a loro destinati.
Il PD oggi promette che le cose miglioreranno, sì, ma “nella prossima legislatura”. Lei pensa che riuscirete a vincere le prossime elezioni? Quali sono i vostri progetti per portare avanti questo miglioramento?
L’arrivo delle risorse introdotte dal contributo sulla cittadinanza e successivamente vincolate dal mio emendamento al trasferimento ai servizi consolari, sottoscritto dai deputati PD all’estero, è la dimostrazione che le cose stanno migliorando già adesso. Come anche il pagamento per la quattordicesima ai pensionati all’estero o l’aumento dei contributi alle camere di commercio dopo anni di tagli (e potrei continuare): tutte cose che sono state fatte. Il segno di una tendenza positiva che continuerà se il PD vincerà le prossime elezioni e la migliore risposta – ripeto! – a chi continua a fare demagogia e propaganda senza accorgersi che negli ultimi anni è finalmente ripresa l’attenzione concreta dell’Italia verso gli italiani nel mondo. Anche in questo caso si può e si deve fare di più: è quello che faremo, proprio perché abbiamo dimostrato di saperlo fare e di averlo fatto.
L’Aula della Camera ha approvato la proposta di legge Richetti sull’abolizione dei vitalizi dei parlamentari. Da che parte si schiera?
Sono uno dei firmatari della “legge Richetti”, la legge presentata dal Partito Democratico e approvata alla Camera che prevede l’eliminazione definitiva dei vitalizi e l’equiparazione delle pensioni ai parlamentari a quelle di qualsiasi cittadino. Credo si tratti di un altro importantissimo segnale del fatto che, mentre qualche altro partito continua a gridare e a polemizzare sui costi della politica, noi stiamo lavorando sul serio in questa direzione. Anche se non mi sono piaciuti e non mi convincono certi toni demagogici e alcune argomentazioni di coloro che vorrebbero, anche con questa legge, accanirsi contro la “politica” in generale e la dignità del Parlamento in particolare, continuo a credere che in un momento di crisi di fiducia delle istituzioni e dei partiti abbiamo l’obbligo di ascoltare la voce del Paese e dare l’esempio in prima persona su come è possibile tagliare costi eccessivi e ridurre privilegi inspiegabili. Da tutto il mondo mi sono arrivati elogi e complimenti per questa legge; mi spiace che una forza come il MAIE (Movimento Associativo Italiani all’Estero), che dovrebbe rappresentare i nostri cittadini nel mondo e le loro rivendicazioni, abbia votato contro e per il mantenimento dei privilegi dei politici.
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