"Il drastico ridimensionamento di Rai International, con tagli che ne pregiudicano la continuità, non è solo un elemento aggiuntivo della strategia attivata dal precedente Governo Berlusconi finalizzata a cancellare le istituzioni rappresentative degli italiani nel mondo", ma secondo il consigliere del Cgie di Montreal Giovanni Rapanà "è anche una iniziativa finalizzata, attraverso la cancellazione dell’informazione pubblica, a sostenere l’insediamento all’estero delle televisioni private di Berlusconi e di Mediaset in particolare".
Per Rapanà, che è anche segretario del PD di Montreal, "già non c’erano dubbi prima, ma con le dichiarazioni dell’uomo "ombra" di Berlusconi ed ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’editoria, Paolo Bonaiuti, tutto è ancora più chiaro per tutti". Spiega Rapanà che "la gestione Bonaiuti dell’editoria è stata un disastro, una attività opaca, finalizzata a tutelare gli interessi del suo presidente/editore e viziata da un evidente e inaccettabile conflitto di interessi". E continua: "Nel suo intervento Bonaiuti chiede "perchè mai la Presidenza del Consiglio dovrebbe sovvenzionare Rai International". Casomai sarebbe il caso che Bonaiuti rispondesse al perché negli anni del suo governo e del suo incarico siano state finanziate tante testate che non avevano e che non hanno il ben che minimo requisito per essere considerate organi di stampa. Giornali privi di giornalisti, privi di redazione, privi di diffusione, privi di vendite". "In tal senso", i consigliere del Cgie dice di condividere "fino in fondo" la recente dichiarazione di Franco Siddi, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana nonché della Commissione Informazione del Cgie, quando afferma che i finanziamenti devono andare ai giornali veri".
"Sarebbe fin troppo facile rispondere a Bonaiuti che sostenere un canale televisivo nel mondo è un interesse nazionale, specialmente per un Paese come l’Italia che continua ad esportare un made in Italy qualitativamente e quantitativamente importante", prosegue Giovanni Rapanà, per il quale "Rai International deve essere non solo una struttura di servizio per gli italiani all’estero, ma deve anche essere lo strumento attraverso il quale creare quella agognata informazione di ritorno di cui l’Italia ha tanto bisogno. Soprattutto", aggiunge, "deve essere lo strumento che proietta l’Italia, la sua immagine attrattiva, le sue offerte turistiche e commerciali, la sua cultura i suoi prodotti nel mondo. Questo oggi fanno tutti i Paesi, dai più grandi ai più piccoli. E tutti sappiamo quanto di questo ci sia bisogno in questo momento di crisi".
"Certo", osserva ancora Rapanà, "Rai International deve essere completamente riqualificata come prodotto di comunicazione (ci pare che neppure la Rai nazionale, salvo Rai Tre, goda di ottima salute in questo senso). Ma per riformare una struttura bisogna innanzitutto che esista e Bonaiuti e il Pdl non la vogliono cambiare, ma semplicemente chiudere". Per argomentare quanto detto, Giovanni Rapanà porta l’esempio "evidente" di "quello che sta avvenendo in Canada, dove, mentre Mediaset potenzia la sua presenza sul territorio, a Rai International vengono azzerate le risorse".
"Le nuove disponibilità giunte dagli esponenti del nuovo governo", quello di Mario Monti, "sono importanti e ci lasciano ben sperare", ma intanto, sostiene Rapanà, "occorre ora che i partiti che sostengono gli italiani all’estero, il Cgie, i Comites e le strutture dell’emigrazione si coordinino e facciano arrivare al governo proposte organiche e unitarie". E per il consigliere del Cgie "i suggerimenti emersi con il Seminario di Montreal del 9 aprile 2010, promosso dal Cgie e dai Comites canadesi in collaborazione con la FNSI, pare a me che conservino tutta la loro attualità". (aise)
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