"Sono all’estero, stavo guardando alla tv la cerimonia di insediamento della presidente Cristina Fernandez de Kirchner per un secondo periodo. Hanno nominato autorità e rappresentanti stranieri e non hanno nominato nessuno dell’Italia. Possibile che non sia venuto nessuno dal nostro Paese?": così ci strive in una mail un nostro affezionato lettore. Lo rassicuriamo. C’è stata una delegazione venuta dall’Italia. A presiederla il sottosegretario agli Esteri del governo Monti Marta Dassù che, oltre al suo incarico nel nuovo governo italiano, è una professoressa esperta di geopolitica e di politica internazionale, direttore dell’Aspen Institute Italia. Quindi una intellettuale di altissimo prestigio.
C’è da chiedersi, caso mai, perchè la tv locale non ha fatto notare la sua presenza e più in generale, perchè non viene considerata degna di nota la presenza di una delegazione italiana alla cerimonia, anche se va precisato che i quotidiani "La Nacion", "Clarin", e "Pagina 12", convocati in Ambasciata, hanno pubblicato interviste al sottosegretario.
Un altro caro lettore ci ha scritto commentando il rilancio della Feditalia e del suo programma di promuovere la partecipazione dei giovani nella politica argentina, chiedendoci se non è ormai troppo tardi per una iniziativa del genere.
Le due lettere ci portano a proporre una riflessione, non nuova ma ancora senza risposta, sui rapporti tra l’Italia e l’Argentina, che sono antichi, profondi, variegati, ecc. come viene ricordato spesso, ma che a livello politico, solo poche volte ha rispecchiato l’intensità che – almeno è quello che riteniamo – hanno le relazioni tra i due Paesi. E ci viene in mente una domanda, anch’essa non nuova: la presenza italiana in Argentina – antica, massiccia, determinante nello sviluppo di questo Paese – può servire per arricchire i rapporti tra i due governi, tra i due stati, non solo a livello economico, sociale o culturale, ma anche a livello politico? E ancora: per un politico argentino di origine italiana, fatta salva la ovvia difesa degli interessi dell’Argentina, conta qualcosa (o deve contare) l’essere figlio, nipote o pronipote di un emigrato italiano?
In altre parole, l’Italia può contare su questo "humus" nell’impostare la sua politica verso l’Argentina? Queste e altre domande del genere, che solo in parte hanno a che vedere con la definizione di "italiani all’estero come risorsa", dovrebbero nascere e possibilmente trovare risposta, nel programma che si é dato la Feditalia, di promuovere la partecipazione dei giovani nella politica argentina.
Perchè non basta avere milioni di discendenti di origine italiana se la stragrande maggioranza non é consapevole di esserlo, se lo considera solo un dato curioso o folclorico, se lo scopre soltanto quando deve chiedere un passaporto di un paese dall’UE.
Ha ragione il nostro amico quando si domanda se non sarà tardi per impostare un programma di promozione dei giovani nella politica argentina. Crediamo però che non è tardi, proprio perchè c’ è un "humus", che è alla base per far riscoprire le radici e per far crescere la consapevolezza, sulla quale poi costruire i ponti tra i due paesi, che naturalmente non possono prescindere dai rispettivi interessi nazionali, ma che possono portare a far crescere le possibilità di armonizzarli, con beneficio per entrambe le parti.
C’è da capire come può inserirsi la nostra comunità e la sua struttura organizzata in questo quadro. Certamente oggi ha delle possibilità limitate, ma non è detto che questa situazione non possa mutare. Bisognerà vedere come si fa, ma ci vorrà sempre, come condizione complementare, necessaria, una politica dell’Italia costante, mirata, consapevole, per conquistare i cuori e le intelligenze dei discendenti.
Ci sono stati momenti nella storia dei rapporti tra l’Argentina e l’Italia di grande simpatia. Solo per citare qualche caso, ricordiamo i rapporti tra gli allora presidenti Alfonsin e Pertini (e Craxi), la simpatia dell’ex presidente Peron verso l’Italia o dell’ex presidente Ciampi verso l’Argentina. Sono però fotografie che testimoniano momenti felici nei rapporti, ma per costruire un film bisognerà lavorare molto di più. Dovranno farlo persone preparate, dentro e fuori dalla nostra comunità, che conoscono la realtà dei due Paesi, che hanno idee chiare su quali strade seguire per costruire un rapporto intenso e duraturo, come è in altri campi, anche nella politica. C’e una terra fertile, ma se non viene coltivata e curata, non darà molti frutti.
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