Come ho più volte segnalato per gli italiani residenti all’estero e per quelli residenti in Italia ma con figli all’estero, l’Assegno unico, introdotto dal 1° marzo 2022, ha prodotto effetti sfavorevoli.
Mentre infatti per i residenti in Italia l’Assegno unico si è configurato come un importante meccanismo di sostegno economico mensile ai nuclei familiari con figli (minori) a carico, la sua introduzione ha comportato invece l’eliminazione delle detrazioni per minori a carico e gli assegni familiari per i residenti all’estero.
Inoltre l’Inps, arbitrariamente, ha deciso di non concedere l’Assegno unico ai cittadini i quali vivono e lavorano in Italia ma hanno il nucleo familiare all’estero sostenendo che l’assegno unico debba essere concesso solo per i figli a carico i quali convivono in Italia con il genitore (o i genitori) richiedenti ed inoltre di non concederlo affatto a coloro i quali non possono far valere almeno due anni di residenza in Italia.
Tuttavia, come ho già più volte riportato nei miei comunicati ed evidenziato nelle mie interrogazioni, il 25 luglio scorso la Commissione UE ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori mobili di altri Stati membri in relazione alle prestazioni familiari loro concesse, ravvisando una discriminazione e violazione del diritto comunitario “in materia di coordinamento della sicurezza sociale (regolamento (CE) n. 883/2004) e di libera circolazione dei lavoratori (regolamento (UE) n. 492/2011 e articolo 45 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea)”.
Il deferimento arriva a seguito di una lettera di costituzione in mora inviata all’Italia nel febbraio 2023, cui ha fatto seguito un parere motivato nel novembre dello stesso anno. Poiché la successiva risposta italiana “non ha tenuto sufficientemente conto dei rilievi della Commissione, quest’ultima ha deciso di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea”.
Uno dei principi fondamentali dell’Unione europea, chiarisce la Commissione, è quello della parità di trattamento delle persone “senza distinzioni basate sulla nazionalità”. Secondo questo principio di base, i “lavoratori mobili dell’UE che contribuiscono allo stesso modo al sistema di sicurezza sociale e pagano le stesse tasse dei lavoratori locali hanno diritto alle stesse prestazioni di sicurezza sociale”.
Sono decine di migliaia i lavoratori e pensionati che risiedono all’estero e pagano però le tasse in Italia e i lavoratori che risiedono in Italia che hanno i figli all’estero ma pagano tuttavia le tasse in Italia e che sono stati però privati sia delle detrazioni e assegni familiari sia dell’Assegno unico.
Giova ricordare che nel deferimento la Commissione ha ricordato che in base al principio della parità di trattamento, i lavoratori mobili dell’UE che lavorano in Italia ma non sono residenti in Italia, quelli che si sono trasferiti solo di recente in Italia o quelli i cui figli risiedono in un altro Stato membro dovrebbero beneficiare delle stesse prestazioni familiari concesse agli altri lavoratori in Italia (e per prassi oramai consolidata questi principi si dovrebbero applicare anche ai cittadini dei Paesi extracomunitari).
Inoltre il principio dell’esportabilità delle prestazioni previsto nel regolamento relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale vieta qualsiasi requisito di residenza ai fini della percezione di prestazioni di sicurezza sociale quali le prestazioni familiari.
Nella prossima Legge di Bilancio quindi il governo italiano per non rischiare una condanna da parte della Corte di giustizia della UE e così mettere a rischio una misura fondamentale come l’Assegno unico, dovrà introdurre misure correttive come sollecitato dall’Unione europea che modifichino i requisiti di accesso all’Assegno unico e, secondo noi, ripristinino in qualche modo le detrazioni e gli assegni familiari cancellati per gli italiani residenti all’estero. Noi daremo il nostro contributo con i nostri emendamenti e le nostre pressioni politico-legislative affinché i diritti sociali dei lavoratori italiani emigrati e delle loro famiglie siano giustamente tutelati.
*deputato Pd eletto all’estero