Intervenendo all’assemblea plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, il deputato del Partito Democratico Fabio Porta ha espresso la propria soddisfazione per l’avvio dei lavori di questo importante organismo di rappresentanza degli italiani all’estero: “Purtroppo abbiamo perso un anno, un anno nel quale il CGIE in raccordo con il Parlamento avrebbe potuto lavorare su alcune riforme urgenti e necessarie per l’Italia nel suo rapporto con gli italiani nel mondo”.
“Penso – ha aggiunto l’On. Porta – anzitutto alla riforma del meccanismo che regola il voto per gli italiani all’estero, ormai inadeguato e non più in grado di garantire universalità e sicurezza del voto”.
“L’altro punto sul quale dobbiamo intensificare i nostri sforzi è la riorganizzazione e l’efficientamento dei servizi consolari, sempre più in affanno e sicuramente sottodimensionati (in risorse e personale) e quindi insufficienti rispetto alla domanda che proviene dai nostri connazionali”.
“Dobbiamo farlo – ha sottolineato il parlamentare eletto in Sudamerica – non soltanto per tutelare i diritti degli italiani nel mondo, ma soprattutto per il bene dell’Italia, che dalle nostre comunità all’estero potrebbe avere un beneficio immediato in termini di occupazione, lotta alla recessione demografica e allo spopolamento, scambi culturali e commerciali. Per fare questo occorre ampliare il sistema dei visti di ingresso e permanenza in Italia destinati agli ‘italici’, rafforzare entità preziose come i patronati, moltiplicare accordi tra scuole e università”.
“Sulla cittadinanza: non mi iscrivo – ha aggiunto Porta – alla tifoseria tra i vari ‘ius’ (e prendo atto che il centro-destra ha oggi proposto una legge per limitare lo ‘ius sanguinis’): io al contrario sostengo che l’Italia ha bisogno di una cittadinanza inclusiva, dove le nuove generazioni degli italiani all’estero e degli stranieri nati in Italia contribuiscano insieme alla crescita e allo sviluppo del Paese”.
Secondo l’On. Porta, è necessario intervenire anche sul piano legislativo “aggiornando accordi ormai obsoleti e datati come quelli di sicurezza sociale o normative che hanno mostrato palesi limiti come quella che regola la destinazione dei contributi alla stampa italiana all’estero: non possiamo più ammettere che un ambasciatore o un Comites esercitino un potere di veto e censura sulla libera stampa, così come è avvenuto nel caso del quotidiano Gente d’Italia”.
Concludendo il suo intervento, il deputato democratico si è detto ottimista sul prossimo futuro, perché “le cose che abbiamo da fare sono molte, ma se le faremo insieme potremmo farle bene e in tempi rapidi”.