Il placido villaggio di Kollam, nel cuore dello stato indiano del Kerala, famoso per le ‘backwaters’ e i massaggi ayurvedici, si e’ trasformato oggi in un’arena violenta e carica di rancore contro l’Italia e gli italiani. I due maro’ Massimiliano Latorre e Salvatore Girone giunti qui da Kochi, 150 chilometri piu’ a nord, per l’avvio del procedimento giudiziario, sono stati accolti da una folla inferocita di militanti politici al grido di ‘Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli’, ‘giustizia per i nostri pescatori’ e ‘massima pena per i marines italiani’. Una protesta trasversale, visto che c’era sia il partito della destra indu’, il Bharatya Janata Party o Bjp, che i comunisti indiani, che hanno la loro seconda roccaforte proprio nel ‘rosso’ Kerala. Quando sono arrivati gli italiani, scortati da un convoglio di poliziotti e da un reparto di elite, i manifestanti hanno lanciato la carica. C’e’ stato un tafferuglio e sono volate ciabatte ovunque, ma poi le forze dell’ordine sono riuscite a disperdere la folla con i bastoni di bambu’ e a tenerla a debita distanza dall’abitazione del magistrato locale K.P Joy che, in realta’, sorge a Karanagappally, uno dei tanti impronunciabili villaggi del sud dell’India, tutto palme da cocco e bananeti.
L’udienza’ si e’ svolta direttamente nel salotto del giudice perche’ oggi tutti gli uffici indiani erano chiusi per una festa religiosa induista. Da un campo vicino si poteva anche sbirciare attraverso una finestra e vedere l’anziano giudice chino ad un tavolo circondato dai due maro’, dal traduttore (un sacerdote), il pubblico ministero, l’avvocato indiano in abito nero che assiste gli italiani e i componenti della delegazione italiana, tra cui il console di Mumbai Gianpaolo Cutillo e l’addetto militare Franco Favre, diventati, loro malgrado, popolari personaggi per i giornalisti locali. Anche oggi i media indiani hanno dato una vasta copertura alla vicenda seguendo con la massima attenzione ogni sviluppo.
"Questo agitarsi fa parte del gioco politico dei partiti, ci siamo abituati qui in Kerala’, cerca di minimizzare un giornalista del quotidiano The Indian Express, ma poi ammette che ci sono ‘forti sentimenti anti italiani’ e suggerisce anche di ‘fare attenzione a non mostrarsi troppo’. Anche Raisan Verghese, che abita nella casa di fronte e in passato ha lavorato per l’azienda di ceramiche Sacmi di Sassuolo ammette ‘che difficilmente li lasceranno andare via’ e indica anche una via d’uscita. ‘Potrebbe succedere che a un certo punto le famiglie dei pescatori, che sono molto povere, chiedano un risarcimento e che quindi ritirino la loro denuncia. Ma ho l’impressione che non saranno tempi brevi’, afferma.
Parole profetiche le sue perche’, dopo due ore, il magistrato decide due settimane di arresto giudiziario, permettendo pero’ ai due mao’, per i primi tre giorni, di ritornare nella guesthouse della polizia di Kochi a disposizione degli inquirenti, lo stesso posto dove hanno trascorso la prima notte. E’ un bungalow di mattoni rossi con giardino all’interno del porto, con ‘aria condizionata’,’ come hanno stamattina precisato i poliziotti di guardia aggiungendo con orgoglio ‘che gli italiani sono trattati come ospiti’.
Ma proprio domani la rabbia del Kerala si potrebbe spostare qui davanti. Questa volta sono le associazioni dei pescatori a essere sul piede di guerra e a voler circondare per protesta la ‘Enrica Lexie’, che stamattina ha lasciato il terminal che occupava da quattro giorni e si e’ spostata verso il largo, ma sempre in rada.
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