Sono andati all’estero in cerca di lavoro, ma con la pandemia tutto è cambiato. Tanti nostri connazionali hanno perso il proprio impiego o comunque non sono riusciti a mantenerlo. E così, proprio loro che sono partiti, vorrebbero rientrare in Italia.
La crisi economico-sociale – scrive la Provincia di Sondrio nell’edizione del weekend – continua a rendere difficoltoso accedere al mercato del lavoro, ottenere un lavoro e, poi, mantenerlo stabilmente, percepire una remunerazione che possa garantire una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia. Il Covid ha dato forza anche alla “Great Resignation”, visibile anche in Italia: un numero sempre più consistente di lavoratori, tendenzialmente di età compresa tra 30-45 anni, decide di abbandonare il proprio lavoro, andando a ricercarne un altro, non necessariamente legato alla propria formazione scolastico-professionale, che possa meglio soddisfare valori e priorità, che la pandemia ha fatto riscoprire.
Molti di coloro che sono emigrati e che continuano a emigrare sono giovani istruiti imbattutisi in difficoltà nella ricerca di un lavoro in Italia o desiderosi di fare esperienze. L’Associazione ChEUropa ha condotto una ricerca intervistando 1262 italiani di età compresa tra i 26-35 anni, in possesso di un diploma di laurea, residenti all’estero e in gran parte emigrati negli ultimi 15 anni (expat). La ricerca mostra come le motivazioni, che hanno indotto gli expat a lasciare l’Italia, continuino ad avere peso anche se il cambiamento di percezione dell’Italia rafforza in molti il desiderio di ritornare.
In Italia, pensano in molti, ho comunque il sostegno della mia famiglia, vivo nel Paese che amo e in cui sono nato. Se oltre confine non è andata così bene, tanto vale rientrare.