Non é facile pensare al Ctim seza identificarlo con il suo fondatore e nume tutelare Mirko Tremaglia; per tutti il Ctim era Tremaglia e Tremaglia era il Ctim.
Cosa resterà di quell’esperienza? E’ possibile immaginare il proseguo di un’avventura che per oltre quarant’anni é stata il simbolo di tutte le lotte e le battaglie ideali di Mirko Tremaglia? A questa domanda impegnativa hanno cercato di rispondere i delegati del Ctim giunti a Roma da ogni parte del mondo.
Devo essere sincero con i nostri lettori: avevo molti dubbi sulla possibilità che il Ctim potesse sopravvivere a Mirko Tremaglia, ma la riunione di venerdì scorso ha avuto il merito di diramare le nubi e di chiarire molti dubbi.
Giacomo Canepa, riconfermato Presidente, ha ricordato che il Ctim é un’associazione che ha sempre fatto dell’independenza politica la propria bandiera. Tremaglia sognava il grande partito dell’emigrazione italiana e il Ctim doveva accogliere tutti gli italiani emigrati all’estero, a prescindere dal loro credo politico o religioso. La conditio sine qua non di Giacomo Canepa per proseguire nel suo incarico é chiara e non negoziabile: «il Ctim non é mai stato, né sarà mai subalterno ad alcun partito».
La conferma di Canepa é stata tutt’altro che scontata. Molte erano le sue perplessità e forte era il desiderio di lasciare l’incarico. C’é voluto l’eloquio appassionato e sfarzoso di Franco Santellocco, capace, come al solito, di essere un oratore un po’ attore e un po’ cantante, abilissimo nel modulare alla perfezione il tono della voce e la gestualità per convincere il suo amico «Giacomino» a restare al timone di una barca che non deve andare alla deriva.
Roberto Menia, deputato di Fli, é il successore di Mirko Tremaglia alla segreteria generale del Ctim: cinquantenne, particolarmente legato alle vicende degli esuli istriani, fiumani e dalmati fu il promotore della legge che istituì il «Giorno del Ricordo» per ricordare i martiti delle Foibe il 10 febbraio di ogni anno. La scelta di Menia fu fortemente voluta da Mirko Tremaglia che lo indicò come suo successore. Menia conosce bene i drammi che colpirono gli italiani dell’Istria ed ha sempre voluto che restasse viva, nell’opinione pubblica italiana, la memoria dei sacrifici patiti; dalle Foibe, alla tragedia di Marcinelle, alle feroci discriminazioni di cui furono vittime gli emigrati italiani in Europa dagli anni cinquanta fino alla fine degli anni settanta.
Chi come Mirko Tremaglia, Roberto Menia o Aldo Di Biagio aveva in mente i drammi e le tragedie dell’emigrazione italiana, poteva assecondare le velleità separatiste e xenofobe della Lega Nord e le deliranti proposte del governo Berlusconi che voleva trasformare i medici in spie e voleva i «respingimenti in mare» delle «carrette dei disperati»?
Tra la negazione dei problemi e la loro demonizzazione esiste una terza via: quella della responsabilità. La Lega Nord ha bisogno di problemi perché ogni problema legato all’immigrazione é un argomento elettorale in più. Paesi come la Francia hanno saputo affrontare la questione attraverso «l’immigrazione scelta» e attraverso l’applicazione di un modello di integrazione per assimilazione che favorisse l’inserimento degli immigrati nella vita della République mettendo da parte richiami comunitaristi e tendenze identitarie. Ma per vincere la battaglia dell’integrazione la Francia ha posto alla base del suo «patto repubblicano» il valore della laicità, «pietra angolare della République» che unisce tutti i cittadini francesi. Riuscirà l’Italia a fare altrettanto? Viste le premesse nutro forti dubbi.
Pur non essendo affiliato ad alcun partito poteva il segretario e fondatore del Ctim, Mirko Tremaglia non avere un giudizio ostile verso il governo Berlusconi? Davanti al discredito internazionale di Berlusconi potevano Tremaglia, Menia, Di Biagio far finta di niente? Non a caso l’ultimo desiderio del «vecchio leone» era di andare a Roma in ambulanza per votare contro Berlusconi guardandolo negli occhi.
Aldo Di Biagio ha svolto un intervento reboante, accalorato ai limiti della commozione. Struggente il ricordo di Mirko Tremaglia che lo scelse come candidato alle elezioni politiche del 2008 e con cui non mancarono, tuttavia, delle divergenze. Lacerante fu la scelta di aderire al Pdl nel mondo: a Tremaglia e Canepa quel progetto non piaceva, ma in quel momento quella scelta era improcastinabile.
Col senno di poi si può dire che era difficile conciliare la visione dell’italianità nel mondo di Mirko Tremaglia con quella dei personaggi che pullulavano nel Pdl: da De Gregorio e la sua farsesca «Fondazione degli italiani nel mondo», ai deputati Picchi e Fantetti fino a Juan Esteban Caselli che prese il posto di Di Biagio. Ed é proprio grazie a questi personaggi, oltre che al disinteresse mostrato da Berlusconi, che oggi possiamo affermare con assoluta certezza e senza possibilità di smentita che la politica del Pdl verso gli italiani all’estero é la storia di un colossale fallimento.
Di Biagio ha anche ricordato che quando fu il momento di scegliere, scelse di lasciare il Pdl, di seguire Gianfranco Fini e Mirko Tremaglia, respingendo lusinghe e tentativi di corruzione. Oreste Motta ha letto un documento del Ctim di Stoccarda; impossibile rimpiazzare Mirko Tremaglia, impossibile trovare un altro parlamentare o un altro dirigente del mondo associativo capace di pensare e di agire con tanta apertura d’animo, con visione globale dell’Italianità. Motta ha annunciato anche la chiusura della sede di Stoccarda per mancanza di fondi. Vincenzo Zaccarini, imprenditore di successo del Made in Italy ed esponente di spicco di Fli nel Regno Unito, ha ricordato invece la figura di Bruno Zoratto invitando Roberto Menia a dare nuovo slancio all’azione politica del Ctim. Vincenzo Arcobelli ha ricordato il legame che lo univa a Mirko Tremaglia e le numerose iniziative svolte negli Stati Uniti grazie anche alla presenza di Centofanti, Gianotti e Solimeo. Sebastiano Scandereberg, anima storica del Ctim europeo e testimone della tragedia di Marcinelle, era presente per il Belgio, mentre Giordano Gardelli, impossibilitato a venire, ha inviato un messaggio. Erano presenti tra gli altri anche Mario Caruso, Mario Zoratto, Marco Fontana, il coordinatore del Ctim Veneto Max Mariotti, Egle Pasquali, Veronica Baldini, Giampaolo Quintarelli, Sara Bravaccini, Marco Fontana, Fucsia Nicoli, e per il Nord America Valter Dellanebbia e Claudio Ricciardi. Non poteva mancare la presenza della storica collaboratrice dell’ex ministro degli italiani nel mondo, la signora Juliana Stradaioli, a cui l’assemblea ha rivolto un caloroso ringraziamento per il grande lavoro svolto.
Aldo Di Biagio affiancherà Menia e Canepa mentre Mario Caruso avrà il compito di monitorare le attività in Europa, Vincenzo Arcobelli in Nord America, Antonio Laspro in America del Sud, Franco Santellocco in Africa e in Asia, Joe Cossari in Australia. Prossima riunione entro la fine di giugno. Il Ctim non mancherà di svolgere la sua moral suasion verso i temi che riguardano gli italiani nel mondo a partire dalla riforma elettorale.
PS. Mentre scrivevo questo articolo mi é giunta l’eco della farneticante reazione del deputato Picchi tirato in causa da un mio articolo pubblicato venerdì scorso. Anziché rispondere agli appunti mossigli, il deputato toscano si é lanciato in un attacco personale nei miei confronti, mettendo in dubbio la mia credibilità. L’on. Picchi sbaglia per l’ennesima volta, tempi, modi e toni delle sue repliche. Picchi mi ricorda ogni giorno di più il celebre personaggio del bravo regista ed attore francese dei primi anni del cinema muto, André Deed; «Cretinetti». Una sorta di piccolo Buster Keaton europeo. «Cretinetti» era un personaggio tanto sfigato quanto tenero, un fallitello. Ispirandosi a tale personaggio evidentemente il deputato Picchi sembra volere inventare un nuovo genere nella politica italiana; «il burlesque».
Discussione su questo articolo