Abbiamo alcune poche certezze sul futuro della presenza italiana in Argentina.Tra esse, che l’Italia attraversa un periodo di crisi, ma specialmente di confusione, ragion per cui non è in condizioni di elargire finanziamenti come in molti chiedono da anni, ma soprattutto oggi non riesce a capire perché dovrebbe destinare fondi che sono diventati materia introvabile, per sostenere una realtà che non conosce e alla quale non è interessata.
Un’altra certezza che abbiamo, ed è conseguenza della prima, è che dai rappresentanti dell’Italia è poco quel che possiamo aspettarci (al di là della simpatia o dei rapporti cordiali o istituzionalmente corretti), perché seguono indicazioni che ricevono da Roma e – dato che in Italia non conoscono la realtà degli italiani all’estero e non sono interessati ad essa – ovviamente ignorano tale realtà nelle direttive che danno ai diplomatici.
La terza certezza che abbiamo è che il fenomeno straordinario dell’Associazionismo italiano in Argentina, che ha promosso e sostenuto l’italianità anche quando l’Italia era assente, oggi si trova davanti ad un bivio: seguendo di questo passo difficilmente potrà mantenere la sua ragion di essere. E se perdesse la sua ragion di essere, non potrebbe più svolgere la sua missione di ponte ideale tra l’Argentina e l’Italia.
Quello che oggi conosciamo come associazionismo, riguarda centinaia di associazioni che gli italiani e i loro discendenti hanno fondato in Argentina fin dalla seconda metà del XIX secolo.
Come è noto, comprende associazioni mutualistiche, culturali, sociali, regionali, sportive. Molte di queste associazioni hanno raggiunto altissimi gradi di sviluppo. Per fare solo qualche esempio, ricordiamo i benemeriti comitati della Dante Alighieri di Buenos Aires, di Rosario o di Cordoba che, in modo diverso ma ugualmente positivo, si sono sviluppati e oggi sono fondamentali strumenti per la promozione della cultura italiana nelle città ove operano e, in definitiva, in tutta l’Argentina. A costo zero per l’Italia. Ma di associazioni che svolgono attività di promozione della cultura italiana ce ne sono tante che, per dirla con un’espressione nota, “camminano con le proprie gambe”.
Facciamo anche qualche esempio di associazioni mutuali e sociali. L’Associazione Italiana Porta Pia di Rio IV, o l’Unione e Benevolenza di Santa Fe, per non citare sempre i più noti sodalizi di Buenos Aires. Anch’esse hanno sviluppato un’attività e una rete di rapporti con le comunità e le autorità locali grazie alle quali sono punti di riferimento importanti nelle rispettive città, nelle quali chiaramente sono identificate per le loro origini nel Bel Paese e per il contributo dato dagli emigrati italiani allo sviluppo delle rispettive zone di influenza.
Facciamo ancora qualche esempio, in questo caso di associazioni regionali. La Calabrese di Buenos Aires, l’Abruzzese di Rosario, ma anche Siciliane, Piemontesi, Venete o di altre regioni. Si tratta di associazioni – o federazioni – che con gli anni hanno costruito profondi legami con le rispettive regioni, e sono diventate punti di riferimento per le rispettive comunità in Argentina e per le città dove operano. In altre parole, anch’esse, riescono a camminare con le proprie gambe.
Purtroppo non tutte le associazioni italiane sono così. Ci sono società italiane che hanno una benemerita storia alle spalle, ma che oggi non riescono a sostenere le proprie attività, perché hanno pochi soci o perché sono rimaste chiuse rispetto al quartiere o alla città dove sono inserite. O perché non hanno alcun rapporto con la comunità italiana locale. L’Associazionismo italiano in Argentina dovrebbe quindi tornare a riflettere sul suo futuro, nella consapevolezza che non tutte le associazioni potranno continuare a scrivere la storia della presenza italiana in Argentina, ma nella certezza che c’è ancora un futuro per tante associazioni che hanno saputo tenersi al passo con i tempi.
Le Associazioni italiane hanno contribuito grandemente con l’Argentina e con l’Italia quando i governi dei rispettivi paesi non si curavano degli emigrati italiani. Domani potrebbero tornare ad essere protagoniste per aiutare l’Italia a capire che ha una grande risorsa all’estero, da sviluppare proprio in un periodo di crisi come quello che sta attraversando il Bel Paese. E già oggi possono diventare protagoniste nelle rispettive città, come lo sono già alcune associazioni che abbiamo citato, di sviluppo, di diffusione culturale (e cultura oggi è anche affari). Già oggi possono non solo camminare sulle proprie gambe, ma anche contribuire a creare ricchezza nelle comunità dove operano e, operando in rete, contribuire allo sviluppo dell’Argentina e dell’Italia. Su questo deve riflettere oggi l’Associazionismo.
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