Riceviamo e pubblichiamo qui di seguito una dichiarazione congiunta del Segretario e del Presidente del PD Brasile, Fabio Porta e Andrea Lanzi.
“Con la discussione sulla proposta di riforma costituzionale che prevede una ulteriore mortificazione dei diritti degli italiani all’estero, prevista per martedì prossimo alla Camera dei Deputati, siamo di fronte all’ennesimo atto ostile di questo governo contro gli italiani nel mondo”.
“Dopo l’esclusione dal reddito di cittadinanza e dalla ‘quota 100’ per le pensioni, i tagli al bilancio e le maggiori difficoltà per ottenere la cittadinanza per matrimonio, dopo le ambiguità sul Venezuela e il nulla di fatto sulla riduzione delle lunghe attese per le domande di cittadinanza ‘ius sanguinis’, questo provvedimento suggella il reale pensiero della maggioranza che sostiene il governo sugli italiani all’estero”.
“Non siamo contrari alla riduzione del numero dei parlamentari, ma riteniamo che il numero complessivo di quelli eletti all’estero era già ampiamente al di sotto del rapporto eletto/elettore nel 2001, quando fu approvata la riforma costituzionale che permise il voto attivo e passivo degli italiani nel mondo”.
“Oggi il numero degli italiani residenti all’estero è raddoppiato, anche in ragione della nuova mobilità dei giovani italiani oltre che per il grande numero di richieste di cittadinanza, e il buon senso dovrebbe indicare se non un aumento di questa rappresentanza quantomeno un suo mantenimento nei numeri attuali”.
“Tutto questo avviene ancora una volta nel silenzio rassegnato e complice del MAIE di Ricardo Merlo, che non una parola ha detto e non ha mosso un dito contro una proposta che ha visto contrario tutto il mondo dell’emigrazione, dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero a tutta la rete dell’associazionismo (al quale il MAIE, ormai solo a parole, continua a riferirsi)”.
“Il Partito Democratico del Brasile esprime la sua contrarietà a questa proposta e denuncia l’assoluta mancanza di rispetto e riconoscenza dei partiti che sostengono il governo italiano verso le grandi collettività italiane nel mondo, che costituiscono ancora oggi un patrimonio da valorizzare e non un serbatoio di voti da spremere quando conviene e abbandonare quando si è al governo”.