La giornalista Silvia Cerami ha firmato sull’Espresso, importante e diffusissimo settimanale nazionale, un articolo dedicato a Juan Esteban Caselli, senatore del PdL, che i lettori di ItaliaChiamaItalia conoscono molto bene. Qui di seguito, ve lo proponiamo integralmente.
L’ultima sua performance è avvenuta su Facebook, in spagnolo. Ed è stato pochi giorni fa, quando Eugenio Marino (responsabile del Pd per gli italiani nel mondo) ha invitato il senatore del Pdl eletto in Argentina Esteban Juan Caselli detto Cacho a un confronto pubblico. Risposta di Caselli: «Non vengo a parlare con te perché non sei un un parlamentare». «Che ne dici dell’onorevole Fabio Porta, deputato Pd eletto in Sud America?» gli ha controproposto Marino, sempre su Facebook. Risposta di Caselli: «Non mi confronto con uno della camera bassa, io sono uno della camera alta», cioè il Senato. E’ intervenuto allora in bacheca Ricky Filosa, giornalista di ‘ItaliachiamaItalia’, sito molto seguito dai connazionali all’estero: «Okay, allora facciamo un senatore: va bene Claudio Micheloni?». A questo punto Caselli ha perso le staffe e ha replicato, tutto maiuscolo: «Porque no se van a cagar todos juntos». Non crediamo sia necessaria una traduzione.
Strano tipo davvero, questo parlamentare del Pdl di cui si parla pochissimo – altro che Scilipoti – ma che da molto tempo si muove con disinvoltura tra i palazzi del potere italiano e quelli dell’Argentina, dove appunto è stato eletto grazie alla legge Tremaglia.
Alla soglia dei settant’anni Caselli può infatti vantare una carriera capace di resistere a qualsiasi terremoto. Da imprenditore agricolo e siderurgico, emerge nell’Argentina del presidente Carlos Menem, di cui diviene sottosegretario alla Presidenza della Repubblica. Proprio mentre il governo di Menem dà vita a un modello economico ultra-liberista, destinato a stritolare le vite concrete di milioni di persone, lui, forte delle sue frequentazioni Oltretevere (in particolare con l’allora segretario di Stato Vaticano cardinal Angelo Sodano) si guadagna la carica di ambasciatore argentino presso la Santa Sede.
Sono gli anni in cui l’Argentina si consacra come patria della difesa oltranzista della vita, con la creazione di un assessorato presidenziale per la difesa dei diritti del nascituro e con l’istituzione della festa del bambino non nato. Politica e Chiesa. Potere ed accuse. Perché nel frattempo Caselli accumula critiche pesanti, in particolare da parte dell’ex ministro dell’Economia argentino, Domingo Cavallo: coinvolgimento in un traffico illegale di armi tra Argentina, Croazia ed Ecuador, traffico d’oro, contatti con la rete mafiosa legata all’uomo d’affari Alfredo Yabran, accusato dell’uccisione di José Luis Cabezas, fotografo del settimanale politico argentino ‘Noticias’, e poi ancora implicazioni nella rete di protezione dei colpevoli dell’attentato antiebraico alla Amia (Associazione di mutua assistenza Israelo argentina) che causò a Buenos Aires un’ottantina di morti il 18 luglio 1994.
Ma per Caselli sono solo falsità, tant’è che, a conferma delle sue tesi, cita una lettera in cui Cavallo avrebbe ritrattato. Comunque Caselli è rimasto un personaggio della vita politica argentina. Segretario generale nel governatorato della provincia di Buenos Aires e poi ancora, durante i governi di Fernando de la Rua e di Nestor Kirchner, sottosegretario agli affari di culto del ministero degli Affari esteri, commercio internazionale e culto della Repubblica Argentina. E come sempre, ‘El Obispo’, il vescovo, mantiene le sue relazioni con l’ala conservatrice della Chiesa argentina e con il suo principale contatto a Roma, il cardinale argentino Leonardo Sandri.
Nel 2003 Caselli viene insignito da Giovanni Paolo II della nomina di Gentiluomo di Sua Santità. Diventa così membro della Famiglia pontificia e del consiglio di amministrazione della Fondazione San Matteo per la diffusione della dottrina sociale della Chiesa. Giovanni Paolo II è una figura sempre presente per Caselli, tanto che l’anno scorso ‘Cacho’ ha annunciato di essere stato ispirato da Wojtyla a candidarsi alle prossime presidenziali argentine come leader di un nuovo partito chiamato ‘Pueblo de la Libertad’ (ricorda qualcosa?).
Intanto però resta senatore a Palazzo Madama, forte delle 48 mila preferenze ricevute nel 2008, anche se la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta relativa ai presunti brogli elettorali, con al centro migliaia di schede di dubbia provenienza, attribuite tutte dalla stessa mano. Schede, secondo le ipotesi dell’accusa, manipolate con la complicità dell’allora console italiano a Buenos Aires, Giancarlo Maria Curcio e di ditte di spedizione calabro-argentine.
A supporto dell’indagine, nelle mani del procuratore Giancarlo Capaldo, vi è anche un video caricato su Youtube da «un ex impiegato del Consolato» dove proprio il Consolato generale di Buenos Aires sembra trasformato in una fabbrica del voto. Poco importa.
Nel frattempo Caselli ha deciso di fare le cose in grande e a Roma ha creato la Fondazione degli Italiani nel Mondo: quasi 9 mila euro di affitto per una sede di prestigio e una campagna pubblicitaria che vede cinque parlamentari in abito nero, in fila l’uno accanto all’altro. Per costruire il Pdl worldwide. Tra gli aderenti, Nicola Di Girolamo, arrestato nel 2010 per riciclaggio internazionale e truffa elettorale.
Ma Caselli non si fa intimorire e continua a lavorare. Dopo aver minacciato le sue dimissioni, nel momento cruciale in cui ogni voto per il Pdl aveva un peso, Silvio Berlusconi l’ha persino nominato Consigliere per le questioni legate agli italiani all’estero. E dire che proprio Berlusconi, intercettato con Valter Lavitola, lo definisce « pericoloso … pericolosissimo… Alla larga».
Pericoloso anche oggi, quando vota contro il governo di Mario Monti, nonostante le indicazioni del Pdl. Perché Monti a Caselli proprio non piace. «I membri di questo governo non capiscono niente della drammatica situazione odierna», dice. Per fortuna, come ha rivelato in una recente intervista alla radio ‘Italia Tricolore’, radio che lui finanzia e che trasmette dall’Argentina, «qui a Roma ho messo a lavorare una squadra di economisti per studiare una moneta unica per l’Italia, per uscire dall’euro».
Per molti, come Andrea Verde, italo-francese giornalista di area Fli e già candidato del Pdl in Francia, Caselli è solo «l’emblema dell’immagine degli italiani all’estero descritta da Pigi Battista: personaggi da operetta con look Little Italy». Secondo Aldo Di Biagio, il deputato di Fli eletto anche lui nella circoscrizione estera che smascherò il ‘sistema Verdini’ denunciando un tentativo di corruzione ai suoi danni, Caselli è «un arrogante: in occasione di una mia visita privata in Argentina, mi minacciò per aver organizzato il soggiorno senza avvertirlo, tanto da chiamare l’ambasciatore croato, per verificare la mia effettiva residenza estera».
Eppure, sia un ‘cialtrone’, ‘arrogante’, o un ‘gentiluomo’ Caselli è simbolo ed espressione del voto degli italiani all’estero. Un meccanismo che, tra brogli, scandali e personaggi discutibili, presenta troppe anomalie. Plichi elettorali stampati in loco e dati in distribuzione a società private, candidati che non devono dimostrare di risiedere effettivamente all’estero, faccendieri che scelgono di farsi eleggere per promuovere interessi privati.
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