Vincenzo Odoguardi sembra avere delle pile inesauribili nascoste da qualche parte dentro al proprio corpo; altrimenti non si spiegherebbe questa sua energia, questa forza nel portare avanti mille progetti. Instancabile, oltre a essere vicepresidente MAIE e coordinatore MAIE per tutto il Nord America, è anche un affermato imprenditore nel settore delle costruzioni.
Vincenzo, dove prendi tutta questa forza?
Dalla mia famiglia. È quello il mio segreto. L’amore di mia moglie e dei miei figli mi riempie di energia e mi dà la carica e la sicurezza per poter affrontare tutte le sfide nel modo più giusto. Anche quelle più difficili.
Tipo la corsa al Parlamento italiano?
Nulla è scontato. Mi sono candidato alle ultime Politiche per misurarmi, per misurarci come MAIE. Abbiamo ottenuto un risultato molto buono, nonostante le tante difficoltà. Siamo cresciuti e possiamo guardare con ottimismo al futuro. E non è detto che al prossimo giro sarò di nuovo candidato. Mancano quattro anni al voto ed è ancora tutto da vedere. Intanto il nostro lavoro sul territorio e a livello di comunicazione non si ferma, anzi raddoppia. Vedremo poi che scelte faremo, insieme.
Nonostante gli sforzi di molti, a cominciare dagli eletti all’estero, i principali problemi che riguardano gli italiani nel mondo sono ancora tutti lì sul tavolo… Parliamo di servizi consolari, Imu, voto all’estero, tra gli altri.
Vanno risolti una volta per tutte, prendendo il toro per le corna, ovvero portando avanti riforme strutturali – per quanto riguarda il meccanismo con cui votano gli italiani nel mondo – e investendo davvero nella nostra rete consolare, per ciò che ha a che vedere con i servizi ai connazionali. Per quanto riguarda l’Imu beh, è una tassa iniqua che va abolita prima possibile. Tocca alla politica e al governo trovare i fondi. Non è possibile che un italiano all’estero paghi le tasse sulla prima e unica casa in Italia, è qualcosa di altamente ingiusto oltreché dannoso, perché spesso i connazionali decidono di vendere la propria abitazione e andare a trascorrere le loro vacanze altrove e non più nel BelPaese, alimentando così l’economia locale di altre nazioni e non più dello Stivale.
Eppure in un contesto economico e geopolitico come quello che viviamo, tra la crisi che ancora morde, il caro prezzi e la guerra in corso, gli italiani nel mondo appaiono l’ultimo dei problemi…
Lo capisco. Ma proprio per questo abbiamo una pattuglia di eletti all’estero a Roma. Per ricordare al governo che oltre confine vivono sei milioni di connazionali, e parliamo solo di coloro che sono regolarmente iscritti all’AIRE. Anche loro hanno il diritto di essere ascoltati, non possiamo dimenticarceli per nessun motivo. Forse certi eletti all’estero potrebbero essere maggiormente incisivi a Roma.
Qual è l’attuale fotografia del MAIE in Nord e Centro America?
In crescita continua. Centro America e Caraibi, ma anche USA e Canada. Stiamo lavorando tutti senza sosta, siamo un gruppo affiatato ed entusiasta, mettiamo tanta passione in ciò che facciamo. Stiamo investendo tempo e risorse importanti per rafforzare ulteriormente il MAIE in questa parte del pianeta: vogliamo creare una fitta rete di assistenza ai connazionali, che sappiano che nel MAIE possono trovare un importante punto di riferimento per tutto ciò di cui hanno bisogno.
Servono anche a questo le recenti nomine di coordinatori MAIE negli Stati Uniti?
Certamente. Lavoriamo per avere un coordinamento MAIE forte e organizzato in tutte le circoscrizioni consolari del Nord e Centro America. In America Centrale siamo già molto bene organizzati, puntiamo a USA e Canada ora, lì dove è più numerosa la collettività italiana. Anche a questo si deve la mia presenza al Columbus Day e i nostri rapporti sempre più stretti con la NIAF, la più grande associazione italoamericana negli States.