Non finiscono i guai giudiziari per Nicola Di Girolamo, l’ex parlamentare PdL finito dietro le sbarre perchè accusato, fra le altre cose, di essere arrivato a Palazzo Madama grazie ai voti della ‘ndrangheta. Di Girolamo è rimasto coinvolto anche nell’inchiesta Telecom Sparkle: nel luglio scorso aveva patteggiato 5 anni di reclusione e la restituzione di 4.2 milioni di euro.
Ora nel futuro del senatore "eletto" all’estero c’è un nuovo processo. "Nic, er fattura", come lo chiamava Mokbel, il suo "padrone", è stato di nuovo rinviato a giudizio per una vicenda legata a una serie di fidi bancari emessi dalla Bnl a favore di società in "sofferenza", cioè sull’orlo del fallimento, e, quindi, prive delle garanzie di rientro.
E’ stato fissato per il 28 ottobre il processo, davanti alla nona sezione penale del tribunale di Roma. L’accusa è quella di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e bancarotta. A sollecitare il rinvio a giudizio il procuratore aggiunto Nello Rossi e il sostituto Paolo D’Ovidio.
Il caso Di Girolamo sembra non avere fine. Una macchia che, per quanto riguarda il mondo degli italiani all’estero, di certo resterà per sempre.
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