Roma – Risponde in maniera sintetica e ha molta fretta, preso dalle diverse tappe dell’assolata campagna elettorale siciliana.
Cinquantasette anni, da sempre nelle fila della destra e vicino ai cattolici, Nello Musumeci è il candidato del centrodestra alle elezioni regionali siciliane, sostenuto da Pdl, la Destra e Cantiere Popolare-Pid. Nonostante la fretta, però, il candidato Pdl alla presidenza della Regione non rinuncia a lanciare brevi frecciate nei confronti dei suoi concorrenti accentuando una competizione che, secondo le parole del conterraneo Angelino Alfano, deciderà le sorti del resto d’Italia.
Nello Musumeci, il presidente del Movimento delle Libertà, Massimo Romagnoli, ha parlato di una sua disponibilità nei confronti degli italiani nel mondo e, in particolare, dei suoi corregionali. Conferma?
“Sono da sempre sostenitore della straordinaria risorsa rappresentata dai siciliani all’estero – dichiara Musumeci a Italiachiamaitalia.it -, non solo sul piano economico e culturale, ma anche dal punto di vista morale perché sono ambasciatori del nostro Paese nel mondo”.
Quindi è d’accordo con la proposta di Romagnoli, di inserire un rappresentante dei siciliani nel mondo in ogni comune?
“È opportuno inserire un consigliere, non solo per tenere legata la comunità, ma anche per mantenere vivo un confronto costante sulle aspirazioni e sulle proposte e critiche che i nostri conterranei stimolano. Stiamo parlando di figli di una terra che li ha costretti a vivere altrove, è importante ricordarlo. Sono favorevole all’idea di un consigliere in ogni provincia, in tutti i comuni non mi sembra logisticamente realizzabile”.
A proposito di enti territoriali, la Sicilia fagocita tutte le risorse del Paese e riesce a spendere, da sola, poco meno di tutte le altre regioni messe insieme. Il taglio dei costi della politica è tra i punti del suo programma, ma una situazione di questo tipo non è causata da una mentalità di base sbagliata? Si danno posti di lavoro pubblici per avere in cambio voti.
“La spesa siciliana si è gonfiata nel corso degli anni e si sgonfierà con la mia presidenza. Si tratta di una vecchia prassi emulata benissimo in altre parti d’Italia, ma ora è finito il tempo delle vacche grasse e anche la politica deve essere sobria e testimoniare il cambio di rotta”.
Lei ha dichiarato che “bisogna smettere con l’autonomismo piangione”, ma i politici siciliani non sembrano avere ragioni per piangere. Al contrario, hanno molti motivi per ridere viste le risorse che sprecano.
“Il problema a cui alludo è legato alla mentalità. L’autonomismo non deve essere solo rivendicazionismo nascosto dietro la porta del governo romano, deve essere responsabilità, prerogativa e opportunità di crescita. Prima di cercare i responsabili del disastro siciliano a Roma, iniziamo a cercarli qui, nel nostro territorio”.
Non teme che la svolta di Miccichè, prima suo sostenitore con Alfano e in corsa da solo con il Grande Sud, le rubi voti importanti? Ora che gli ultimi sondaggi indicano un testa a testa all’ultimo voto tra lei e il candidato di Pd e Udc Rosario Crocetta, gli elettori di Micciché diventano decisivi.
“Sa qual è la fortuna? Che i siciliani conoscono me e conoscono Miccichè”.
A che cosa allude?
“Non aggiungo altro, gli elettori sanno chi sono io e chi è lui e questo, ripeto, è una grande fortuna”.
Miccichè, invece, ha avuto molto da dire sul suo conto. In un’intervista al Corriere ha dichiarato che lei è “una brava e inutile persona” e che “va a dire in giro che non stava con Cuffaro, ma in realtà voleva un posto nel listino e gli è stato negato”. Insomma, a quanto pare lei non è poi così diverso dai suoi antagonisti politici.
“Ho letto quanto dichiarato da Micciché, quell’uomo è arrivato alla canna. Ho detto no tanto a Cuffaro nel 2006 quanto a Lombardo nel 2008”.
Pentito di questa scelta?
“La mia storia personale e la mia dignità non valgono otto posti in listino”.
Lei è legato da più fili alla sua terra e il suo programma punta soprattutto ai problemi interni dell’isola. Perché i siciliani che vivono all’estero dovrebbero votare per lei?
“Perché vengo da una famiglia di emigrati, ho conosciuto il dramma della separazione e uno dei miei obiettivi consiste proprio nel restituire ai miei conterranei l’orgoglio di essere italiano e il senso dell’appartenenza, senza se e senza ma e, soprattutto, senza doversi vergognare della propria terra di origine”.
Quando parla di una “terra d’origine di cui vergognarsi” si riferisce alla Sicilia o all’Italia?
“Mi riferisco alla Sicilia, da tempo accreditata come terra di mafiosi, nullafacenti e parassiti. Noi, invece, vogliamo testimoniare una terra di gente perbene che vuole lavorare e produrre onestamente”.
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