La Camera ha approvato le Proposta di legge abbinate Narducci – Molteni – Volontè, recanti “Modifiche alla legge 5 giugno 1997, n. 147, concernenti la durata dei trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro”. Un Testo che tende a migliorare le condizioni per i lavoratori frontalieri italiani in Svizzera, relativamente ai periodi di copertura della disoccupazione; un passo avanti certamente significativo che tuttavia richiama tutti all’impegno di proseguire verso una maggiore tutela dei lavoratori che si muovono nell’area dell’Unione Europea e del libero scambio (UE/AELS), così come ad estendere le prestazioni approvate oggi anche agli anni successivi al 2012.
Il Governo, durante la discussione sulla Proposta di legge in questione, ha accolto anche un ordine del giorno presentato da Franco Narducci e sottoscritto da tutti i gruppi parlamentari, che lo impegna ad "accelerare la ratifica del nuovo Regolamento 883 che, applicandosi anche ai frontalieri, comporta il pagamento, da parte Svizzera, dei primi 3 -5 mesi di disoccupazione".
La discussione delle modifiche alla legge 147/97, soprattutto nelle competenti Commissioni, ha permesso ai deputati di confrontarsi con il modello svizzero riguardante l’assicurazione disoccupazione. Un aspetto importante – come ho sottolineato in aula – dal momento che il dibattito sulla riforma del mercato del lavoro italiano procede con toni spesso accesi, soprattutto nella concertazione tra Governo e forze politiche, così come tra Governo e forze politiche. La Svizzera ha adottato un modello di flexicurity, rendendolo obbligatorio per legge a partire dal 1° gennaio 1985, che è stato successivamente modificato e adeguato alle esigenze nuove del mercato del lavoro. La riforma in discussione in Italia punta a modificare la flessibilità in entrata e in uscita dal mercato del lavoro, il che comporta inevitabilmente una riduzione delle tutele esistenti che non può essere accettata tout courtma deve essere bilanciata dall’introduzione di ammortizzatori sociali che tutelano i lavoratori e le lavoratrici, così come avviene in Svizzera e in altri Paesi nordici.
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