"La dipartita dell’On. Mirko Tremaglia, già Ministro degli italiani nel mondo, del caro Segretario Generale del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo (CTIM) è grave per tutti noi che viviamo all’estero, ma è ancora più drammatica per la struttura e la guida del Comitato stesso. È impensabile, per noi che gli eravamo, da una vita, vicini e collaboratori, trovare un altro Parlamentare, dirigente del mondo associativo come Lui, che pensi ed agisca con tanta apertura d’animo, con visione globale dell’Italianità e delle ansie ed aspirazioni di tutti gli esuli e stranieri, come siamo stati, e siamo noi italiani oltre i confini d’Italia". Così Oreste Motta, membro del Consiglio Generale degli italiani all’estero ed esponente Ctim.
2Basta soffermarsi sulla sua battaglia per i diritti degli stranieri, dei profughi: aveva in mente sempre la nostra storia di emigranti. La sua veemenza contro la proposta dell’ex governo, deciso ad agire con i “respingimenti in mare”, contro le “carrette” dei disperati che cercavano un approdo di salvezza sui litorali italiani, è indimenticabile. Come indimenticabile è il suo cruccio e il suo impegno, affinché il Mediterraneo cessasse di essere la trappola e fossa mortale di un’umanità derelitta, e la sua fermezza contro il “reato di clandestinità”, che non esiste finché non è stato verificato il diritto di chiedere asilo. Asilo che andava e va accordato – sosteneva con ardore l’On. Tremaglia – a chi rischiava, con l’espulsione nelle terre d’origine, le torture e l’eliminazione fisica.
Ecco perché al Segretario dei CTIM andavano stretti gli steccati, le chiusure dei partiti. Difatti, quante volte pubblicamente e soprattutto nei nostri incontri era contro la partitocrazia che divide e si dimentica, per convenienza demagogica, delle aspettative, dei contributi di lavoro, degli aneliti di libertà e il desiderio di un migliore futuro per i nostri figli, che ognuno di noi emigrante porta con sé, lasciando le terre natie".
"Grazie Mirko – conclude Oreste Motta – per averci dato questa opportunità di pensare oltre il nostro provincialismo ideologico e, a volte, grettezza sociale. È stato difficile per te, uomo del primo Novecento; non è stato facile per noi capirti e seguirti. Ancora più arduo sarà proseguire senza di te!".
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