L’inaugurazione, qui ad Ottawa, del monumento agli internati italo-canadesi della Seconda Guerra Mondiale, e’ stato lo spunto per potere esaminare, a settant’anni di distanza, le cause che hanno portato all’internamento di circa 630 italiani residenti in alcune localita’ del Canada. Tra questi, cinque furono arrestati nella citta’ di Ottawa e spediti, senza tanti complimenti, nel campo di concentramento di Petawawa dove alcuni vi rimasero per circa tre anni.
Oggi, dopo tutto il tempo trascorso, e’ piu’ facile poter esaminare le cause che portarono il Governo Canadese a prendere questa ingiusta decisione. Ingiusta per il gesto compiuto contro queste persone, molte delle quali erano anche sudditi britannici, come allora venivano definiti i canadesi.
La causa di questi arresti di nostri connazionali viventi in Canada fu l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania, nell’estate del 1940; atto questo che poneva la madre patria in guerra contro le potenze alleate, delle quali faceva parte anche il Canada. L’operazione piu’ che dal Governo canadese fu suggerita ed eseguita dalle autorita’ di Londra che intimarono l’arresto preventivo di tutti coloro che, gia’ da alcuni mesi, erano stati schedati come simpatizzanti di Mussolini e del movimento fascista che governava l’Italia sin dal 1922, anno della marcia su Roma da parte delle squadre fasciste. Oggi, dopo tutto il tempo passato ed essendo scomparsi i protagonisti di quella dolorosa vicenda, possiamo dire che si tratto’ di un atto arbitrario ed ingiustificato. Sebbene l’Italia fosse in guerra contro il Canada, i residenti di origine italiana non rappresentavano certamente alcun pericolo per la salvaguardia della nazione che da anni li ospitava. Non bisogna inoltre dimenticare che moltissimi dei 150.000 italiani, qui residenti, avevano ottenuto la cittadinanza canadese, ovvero, erano divenuti sudditi di Sua Maesta’ Britannica.
Vista la distanza tra il teatro di guerra ed il Canada, la guerra si svolgeva in Europa, risulta difficile, se non impossibile, il pensare che la nostra gente potesse rappresentare una minaccia tangibile per il Canada. Va inoltre osservato che molti italo-canadesi si arruolarono con l’esercito canadese, raggiunsero i campi di battaglia e molti morirono in combattimento; tra questi anche sette residenti di Ottawa.
Furono internati perche’ giudicati simpattizzanti fascisti: questa la loro colpa. Ma, in quell’epoca, specie negli anni trenta, i simpattizzanti di Mussolini, nel mondo, erano moltissimi, compresi anche alti personaggi di vari governi. La traversata transatlantica di Italo Balbo che da Sabaudia, con un gruppo di idrovolanti, raggiunse New York senza scalo diede all’Italia ed a Mussolini una grandissima notorieta’ ed attiro’ verso l’Italia ed il Duce le simpatie di nazioni intere. Va da sè che anche in Canada moltissimi andassero fieri di tale impresa e che la nostra gente si sentisse orgogliosa di quanto l’Italia stava facendo. Come avviene oggi, dove le autorita’ dell’Ambasciata e dei Consolati usano interevenire a nostre manifestazioni, anche allora si ripete’ la stessa cosa. E’ vero che alcuni esagerarono in certi atteggiamenti pubblici ed in certe manifestazioni la loro simpatia per il fascismo; a Montreal, per fare un esempio, alcune bande non si fecero scrupolo di eseguire in pubblico motivi come “Giovinezza” o “Faccetta nera”, inni che esaltavano il fascismo e la sua pretesa supremazia razziale. Ma dal suonare canzoni fasciste al rappresentare una vera minaccia contro la nazione canadese vi stava tanta strada come dalla terra alla luna.
Fu l’entrata in guerra dell’Italia che fece precipitare la situazione e che cambio’ l’atteggiamento delle autorità del Canada nei confronti degli italo-canadesi e la cosa fu aggravata anche dall’introduzione delle leggi di guerra e tutti sanno che quando due nazioni si schierano l’una contro l’altra, non si sa mai come vada a finire e, purtroppo, anche chi non vi partecipa viene coinvolto. Tutti coloro che furono deportati, furono internati senza che contro di essi fosse portata una sola accusa. Furono arrestate anche persone che con la simpatia fascista nulla avevano a che vedere e che furono ingiustamente e vigliaccamente denunciate da alcuni loro stessi compatrioti. L’inaugurazione della lapide, in Piazza Dante, e’ un gesto che, a distanza di decenni, rende giustizia a coloro che pagarono sulla loro pelle una colpa che non avevano. La presenza dei famigliari dei deportati di Ottawa e quella delle autorita’ federali alla cerimonia sono l’atto finale di questa dolorosa vicenda, almeno nella nostra citta’; una ripacificazione che necessariamente non vuol dire dimenticanza.
Discussione su questo articolo