Claudio Micheloni, senatore uscente del Pd, eletto alle ultime Politiche nella ripartizione estera Europa, con una nota commenta: “Ho guardato con molto interesse e qualche speranza alla scelta compiuta dal presidente Grasso, al quale ho riconosciuto un notevole coraggio e assicurato la mia disponibilità a dare una mano al progetto di Liberi e Uguali. Dati i tempi a disposizione, a dir poco stretti, e le condizioni di partenza, che per benevolenza potremmo assimilare al caos primordiale, dare una mano significava essenzialmente candidarsi, e questo è ciò che mi è stato chiesto”.
“Poiché non considero la politica come uno sport individuale, ho cercato di capire, insieme a diverse compagne e compagni che prima e dopo di me avevano scelto di lasciare il PD, se ci fossero le condizioni per costruire una presenza significativa di LeU all’estero, e in particolare in Europa”.
“Tali condizioni – aggiunge Micheloni – erano essenzialmente due: che ci fosse un’attenzione, un interesse nel mondo associativo, nella sensibilità di tante persone che si sono allontanate dal PD perché è stato quest’ultimo a deluderne le aspettative e a contraddirne i principi; che ci fosse una volontà politica consapevole e condivisa, da parte della nascente formazione politica, di rivolgersi a queste persone, di avanzare una proposta inclusiva, aperta al contributo di antiche e nuove energie. In sintesi: la prima condizione sussisteva, la seconda no”.
Questo perché “la mia impressione, che spero sia smentita in futuro, è che oggi in Liberi e Uguali, almeno all’estero, diverse persone in buonissima fede concepiscano la politica come un laboratorio di scrittura creativa, ovviamente a numero chiuso: faranno i conti con la realtà, più prima che poi. Altre, più consapevoli, considerano la sinistra come una succursale del sindacato: una visione che danneggia entrambi, come ben sapevano Bruno Trentin e altri illustri dirigenti del passato. Io, di certo, non ho la verità in tasca. Osserverò con attenzione gli sviluppi di questa campagna elettorale, e cercherò di dare il mio contributo da cittadino e da elettore”.
“Noi residenti all’estero – conclude Micheloni – abbiamo almeno un vantaggio: possiamo votare le persone, oltre che le liste, attraverso le preferenze, ed è un motivo in più per scegliere con cura a chi attribuire la nostra fiducia”.