La curva dei contagi scende, così quella delle vittime del Covid; sempre più italiani si vaccinano. In Italia, dunque, tornano a lavorare in presenza impiegati e funzionari dell’Amministrazione Pubblica. E all’estero? Che succede nelle nostre sedi diplomatico-consolari oltre confine?
C’è bisogno più che mai che anche nelle Ambasciate e nei Consolati il personale torni a lavorare in presenza quanto prima. E’ proprio questa la richiesta, implicita, contenuta nell’interrogazione parlamentare presentata dal MAIE, primo firmatario il Sen. Ricardo Merlo, al ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta.
In particolare, Merlo – presidente del Movimento Associativo Italiani all’Estero ed ex Sottosegretario agli Esteri – chiede al ministro “se l’obbligo dell’impiego delle certificazioni verdi COVID-19 nel settore pubblico comprende anche il personale delle Rappresentanze diplomatiche italiane all’estero”; chiede inoltre “quali misure voglia intraprendere il Ministro in indirizzo per assicurare il rientro in presenza del personale delle Rappresentanze diplomatiche italiane e garantire ai connazionali residenti all’estero la corretta e adeguata erogazione dei servizi pubblici”.
Qui di seguito, il testo integrale dell’interrogazione.
TESTO INTERROGAZIONE
Interrogazione a risposta scritta
Al Ministro per la Pubblica Amministrazione
Premesso che,
- La Certificazione verde Covid-19, detta Green Pass, è il certificato rilasciato dal Ministero della Salute, sulla base dei dati trasmessi dalle Regioni e Province Autonome relativi alla vaccinazione, oltre che alla negatività al test o alla guarigione dal COVID-19.
- Il Decreto-Legge 21 settembre 2021, n. 127 per l’obbligo del Green pass sui luoghi di lavoro, approvato la scorsa settimana in Consiglio dei Ministri, è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale ed è in vigore.
- Ai fini dell’accesso in presenza ai luoghi di lavoro, l’obbligo di esibire il certificato verde nei luoghi di lavoro pubblici e privati si applicherà dal 15 ottobre 2021.
Considerato che,
- Ci sono oltre 6 milioni di cittadini italiani ufficialmente residenti fuori dall’Italia, e quindi iscritti all’Anagrafe per gli italiani residenti all’estero – AIRE che hanno bisogno di ricevere assistenza dalle Rappresentanze diplomatiche italiane all’estero, tra cui Ambasciate e Consolati, le quali – per adempiere alle misure per il contrasto ed il contenimento della diffusione del COVID-19 – oggi si trovano in grande difficoltà nell’erogazione dei servizi a causa della riduzione del personale in presenza presso gli uffici.
- Ai fini di garantire un’appropriata assistenza delle Rappresentanze diplomatiche italiane ai connazionali residenti all’estero, risulta necessario che il personale rientri in presenza negli uffici pubblici.
- Non tutti i Paesi hanno avuto l’opportunità di potersi dotare di vaccini come Astrazeneca, Moderna, Pfizer e Janssen, approvati dall’Agenzia Europea per i Medicinali – EMA.
- Ad esempio, in diversi Stati, tra cui l’Argentina e il Brasile, paesi col maggior numero di iscritti AIRE – oltre 2 milioni – e di conseguenza con una importante rete diplomatico-consolare presente, i cittadini, compresi i funzionari dipendenti pubblici delle Rappresentanze diplomatiche italiane all’estero, sono stati vaccinati, tra altri, anche col vaccino russo Sputnik V e col vaccino cinese Sinopharm, non riconosciuti dall’EMA, ma riconosciuti dalle autorità sanitarie locali.
Ritenuto che:
è opportuno e necessario garantire da parte delle Rappresentanze diplomatiche italiane l’erogazione di servizi pubblici efficienti a tutti i connazionali residenti all’estero, così come garantire il rientro, in presenza ed in sicurezza, dei funzionari nei luoghi di lavoro pubblici.
Si chiede di sapere,
- se l’obbligo dell’impiego delle certificazioni verdi COVID-19 nel settore pubblico comprende anche il personale delle Rappresentanze diplomatiche italiane all’estero.
- quali misure voglia intraprendere il Ministro in indirizzo per assicurare il rientro in presenza del personale delle Rappresentanze diplomatiche italiane e garantire ai connazionali residenti all’estero la corretta e adeguata erogazione dei servizi pubblici.