"Poiché il ruolo del Cgie dipende dal destino della rappresentanza parlamentare, la nostra riforma dovrà essere realizzata, come diciamo noi, top down e non bottom up: vale a dire dopo il riassetto dei compiti e della composizione delle Camere, che potrebbe apportare notevoli modifiche alla presenza dei parlamentari eletti all’estero e non, al contrario, iniziando dai Comites per poi salire al vertice della piramide".
Questo uno dei passaggi della relazione di Silvana Mangione, vice segretario generale dei paesi anglofoni extraeuropei, nel corso dell’Assemblea Plenaria del Cgie, in corso alla Farnesina. Nel documento Mangione spiega la necessità di riformare il Cgie solo dopo che sarà stata riscritta l’architettura del sistema elettorale affermando che "Il rischio, in tal caso, sarebbe di avvilire gli organismi democratici di base e di raccordo, relegandoli al ruolo di segreterie gratuite, o peggio, di porta-bastone degli eletti".
Nel documento si legge poi che "La Commissione continentale esorta il Governo a mantenere l’impegno assunto e mettere in atto tutte le procedure necessarie per rendere possibile l’insediamento del nuovo Cgie entro il mese di novembre di quest’anno". Relativamente al capitolo di Rai International, "la comunità dei paesi anglofoni extraeuropei lamenta con forza l’interruzione dei programmi prodotti da Rai International per gli italiani all’estero e deplorano l’ulteriore, pesante, deterioramento del palinsesto successivo a questa decisione". La Commissione per voce della Mangione propone perciò che "il tavolo tra Mae e Rai debba avere almeno una terza gamba, quella del Cgie, che possa farsi portavoce degli interessi raccolti dai Comites e dalle associazioni, anche nel senso di una revisione della missione e dei compiti di questo mezzo principe dell’informazione per la componente meno alfabeta della comunità".
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