Premessa: questo è l’omaggio che avrei voluto rendere a Mirko Tremaglia, Ministro degli Italiani nel mondo, quando incontrò la nostra comunità, qui a Montréal, nell’estate del 2002. Però, il giorno della sua visita, io non riuscii a trovare il momento adatto per leggergli questo testo, né nel corso dell’incontro che ebbe con noi Italiani, nella Casa d’Italia, né in quello, subito dopo, che si svolse nel Centro Leonardo da Vinci.
Non sarei onesto, però, se non aggiungessi con un pizzico, ma solo un pizzico di amarezza che subito dopo io spedii questo scritto a Mirko Tremaglia sia per lettera sia per posta elettronica, senza mai ricevere un semplice segno di riscontro. Dovrei aggiungere « more solito », poiché nel passato avevo tentato altre volte di contattare Mirko Tremaglia, senza mai riuscirvi. Tutti noi all’estero sappiamo che il ricevere una risposta dagli « Italiani d’Italia », una volta che questi rientrano in patria, non è per nulla un’impresa facile.
Mirko Tremaglia. Finalmente oggi abbiamo di fronte a noi qualcuno cui possiamo parlare col cuore, sicuri di essere capiti.
Mirko Tremaglia, ministro degli Italiani nel mondo, non è il rappresentante di un partito, di una compagine di governo, di un settore governativo, di un ministero, ma il rappresentante dell’Italia, e aggiungerei, ciò che conta ancora di più, egli incarna un’idea dell’Italia che da molto tempo nell’Italia dei partiti nessuno aveva mai espresso in maniera così profonda.
Mirko Tremaglia ha il senso della patria, come noi. E questo spiega la solidarietà e l’amore che ha sempre provato per noi, Italiani nel mondo.
Molti di noi emigrati abbiamo scoperto, proprio emigrando, una realtà che molti, troppi, non hanno mai avuto e non hanno in Italia, paese dove prevalgono campanilismo, e debole coscienza e scarsa dignità nazionale. Noi abbiamo scoperto quella realtà indefinibile, ma potente, che è costituita dai profondi e misteriosi legami che uniscono l’essere umano al suolo patrio.
(…) Il distacco fa nascere dal paese che ci ha dato i natali una realtà ideale: la Patria. Essa nasce dal rimpianto e dall’amore. Ma non solo da questo. Noi sappiamo che mai potremmo volgere le spalle alla nostra origine, anche se lo volessimo. Infatti, quando si vive all’estero, si è Italiani per gli altri, inevitabilmente. Così noi abbiamo imparato ad assumere fino in fondo la nostra identità, cercando di trasmettere però ai nostri figli un senso d’amore e di lealtà verso la terra che li ha visti nascere.
Il senso di fedeltà verso la terra che ci ha dato i natali esige, talvolta, un alto prezzo. Basti ricordare gli Italiani che furono internati sia in Canada sia negli Stati Uniti, durante la seconda guerra mondiale, perché considerati Italiani e quindi trattati da "Enemy Aliens".
Nel Belpaese, dove per tanti anni ha trionfato l’antipatriottismo, e dove è sempre di moda un cosmopolitismo di maniera con lo scimmiottamento degli stranieri, e specie degli Americani, il discorso che sto facendo, è un discorso che dal dopoguerra ad oggi non è stato facile fare. A parlare di queste cose si rischiava di essere accusati, ipso facto, di nutrire sentimenti reazionari. Basti dire che il tricolore era visto come una provocazione. L’unico colore di bandiera ammesso nei cortei era il colore rosso. Mirko Tremaglia queste cose le sa così bene. Oggi qualcosa però è cambiato. La presenza al governo di un patriota come Mirko Tremaglia ne è forse la prova.
Certe cose, a chi vive all’estero, appaiono chiare e semplici. Una di esse è l’idea della patria. Tale idea non è l’invenzione di ideologie reazionarie, ma è una realtà ineluttabile e, direi, nobilitante. È un atto d’amore. (…) La nostra civiltà, presente e passata, gli eventi storici nazionali costituiscono un tutt’uno che ci è impossibile negare. Noi, nel bene e nel male, siamo gli eredi di coloro che sono venuti prima e che sarebbe, oggi, assurdo e inutile rinnegare. Il senso dell’unità nazionale e quello della continuità storica, in noi, esistono. E termini come dignità, prestigio, onore nazionale non sono per noi vuote parole.
La passata migrazione degli Italiani verso il resto del mondo è stata un’odissea sovente dolorosa. Ma il fenomeno è mal conosciuto, in Italia, nelle sue dimensioni di sofferenza e d’umiliazione. Luoghi comuni, approssimazione, retorica oppure menefreghismo e indifferenza hanno caratterizzato i discorsi e gli atteggiamenti in Italia su di noi. Noi, Italiani all’estero, abbiamo replicato accentuando puerilmente l’orgoglio per ciò che abbiamo compiuto, che non è poco, ma che non deve farci sconfinare nell’autoesaltazione e nella vanagloria. Ma in Italia operava ostinatamente un uomo che credeva in noi. Oggi noi abbiano l’onore e il piacere di aver di fronte quest’uomo. Egli ha consacrato la propria vita alla nostra causa. E noi gli dobbiamo un giusto tributo.
Onorevole Mirko Tremaglia, la ringrazio per aver potuto tenere con lei un discorso onesto e semplice, fatto di sentimenti profondi e veri. Sentimenti di amore per la Patria, e di profonda gratitudine per lei, che ha fatto della solidarietà, e del senso di unità nazionale, di continuità, di coerenza, di fedeltà al passato il viatico di una vita ammirevole. Desidero anche ringraziarla, come profugo Istriano, per il ruolo da lui svolto in difesa della dignità e degli interessi dei Giuliano-Dalmati, popolo delle terre adriatiche perdute.
A lei vada il nostro ringraziamento! Onore a lei, Mirko Tremaglia!
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