Parlare della tragedia di Monongah, la più grande tragedia del mondo del lavoro e dell’emigrazione italiana nella quale il 6 dicembre 1907 morirono 362 persone, "significa parlare dei nostri nonni, non è una cosa che riguarda epoche a noi sconosciute. E’ doveroso coltivare queste memorie e renderne omaggio in modo decoroso, e dobbiamo farlo insieme, Italia e Stati Uniti". Lo dice il sottosegretario agli Affari esteri, Benedetto Della Vedova, nella commemorazione alla Camera della sciagura mineraria in cui perirono molti italiani emigrati negli Usa.
Persone che "andavano in America con lo stesso spirito con cui oggi la gente arriva qua: ci serve questa informazione di base quando affrontiamo il tema dell’immigrazione, anche se poi decidiamo di mettere delle barriere".
Della Vedova ricorda, proprio legando l’attualità alla storia, che "l’America è un paese con una legislazione durissima sull’immigrazione, ma la sua forza comunque è quella di un Paese che riceve energie da fuori. Il ministero è pronto a ricevere suggerimenti e progetti e valutare come lavorare per rendere viva e decorosa la memoria di Monongah".
Proprio 108 anni fa, il 6 dicembre, il cielo della piccola cittadina mineraria del West Virginia, un villaggio di baracche abitate per lo più da emigrati italiani, venne squarciato da potenti esplosioni che dilaniarono le gallerie 6 ed 8 della "Fairmont Coal Company".
Per i verbali ufficiali furono 362 le persone a perdere la vita nella miniera di Monongah ma per tutti le vite spezzate furono molte di più e qualcuno si spinse anche ad ipotizzare che fossero addirittura 900. A rendere difficile una condivisione sul numero dei morti concorsero vari fattori: il Buddy System, sistema di retribuzione a cottimo che permetteva ad ogni minatore di essere accompagnato da due aiutanti, spesso bambini, la mancata registrazione di tutti i minatori e le condizioni generali dell’epoca, molti infatti erano emigrati nel nuovo mondo senza parenti ed amici e nessuno segnalò la loro scomparsa.
Nelle esplosioni persero la vita 171 minatori italiani, provenienti da tutta Italia, ma le Regioni che pagarono il prezzo più alto furono il Molise, con le sue 87 vittime provenienti da Duronia(36), Frosolone (20), Torella del Sannio (12), Fossalto (8), Pietracatella (7), Bagnoli del Trigno (3), e Vastogirardi (1), e la Calabria, con il Comune di San Giovanni in Fiore che pianse ben 30 dei loro concittadini.
La deputata eletta negli Usa Fucsia Fitzgerald Nissoli ricorda che "le indagini iniziali portarono a un oblio della vicenda, forse per celare la mancanza di sicurezza. Invece oggi siamo tenuti a favorire una riflessione che sia monito anche per la realtà di oggi". Realtà di oggi che si riflette non solo nell’immigrazione ma anche, secondo il senatore Roberto Ruta, nel caporalato: "Quando parliamo di Monongah, parliamo di una vicenda di attualità straordinaria, anche nei luoghi più sviluppati e specializzati".
Fabio Porta, presidente del Comitato per le Questioni degli italiani all’estero, ricorda: "Abbiamo presentato un ddl per portare la storia dell’emigrazione italiana nelle scuole italiane a livello multidisciplinare. E’ una storia fatta di tragedie, ma anche di italiani come Bergoglio e il nuovo presidente argentino Macri, una storia che dovremmo conoscere di più. Monongah è parte della nostra storia anche alla luce dell’attualità che ci circonda". Il Presidente dell’Associazione Culturale "Monongah", Gianni Meffe, ha illustrato i principali obbiettivi che l’Associazione si propone di realizzare e che riguardano il recupero e la salvaguardia dei luoghi del disastro minerario e la conservazione della relativa documentazione. Un altro obbiettivo a cuore degli associati è quello della divulgazione scolastica della "Tragedia di Monongah", che nonostante i suoi drammatici numeri risulta praticamente sconosciuta, e la concessione della Medaglia d’Oro al Merito Civile a coloro che persero la vita il 6 dicembre 1907.
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