Ci aspettavamo dalla non più giovane signora Silvana Mangione una replica non troppo squilibrata a sinistra per il nostro articolo sulle parole pronunciate durante una telefonata privata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, un articolo in risposta al commento assai fazioso del consigliere Cgie ed ex candidata dell’Unione. Troppo facile scopiazzare la stampa antigovernativa, troppo facile persino seguire la linea del Wall Street Journal, che certo non è Mangione. Il nostro voleva essere, ed è stato, un articolo CONTROCORRENTE, così come abbiamo scritto nell’occhiello. Ci dispiace che da parte della pur brava Silvana non sia arrivata una risposta nel merito, ma una versione dei fatti imbastita di falsità, e una visione personale piena di veleno e odio antiberlusconiano, e per il resto vuota di contenuti, da ogni punto di vista.
Siccome faccio questo mestiere, quello del giornalista, prima di tutto per passione e, come mi dice anche qualche amico, perchè mi diverto, ecco che prendo al volo la possibilità che mi dà l’ex candidata nelle fila della sinistra di controreplicare alle sue elucubrazioni.
Peccato che la signora Mangione non abbia voluto rispondere punto per punto a ciò che abbiamo scritto; peccato che non ci abbia saputo spiegare come mai il viceministro Danieli durante la scorsa legislatura, partito in missione verso l’Africa per visitare la comunità italiana ivi residente, abbia preferito fare un bel safari; peccato che Mangione non abbia saputo menzionare neppure una cosa positiva che il suo governo, quello rappresentato da Prodi e dalla sua folta compagnia di teatro, abbia portato a termine. Chiede a noi di farlo con il governo Berlusconi, nel suo scritto: ma noi non volevamo celebrare Silvio Berlusconi, nè tanto meno nasconderne le debolezze, al contrario di ciò che erroneamente ha pensato la connazionale residente a New York, proprio perchè ha il cervello offuscato dall’odio nei confronti del premier. Noi non odiamo nessuno, e con molta rilassatezza, per usare un termine che piace molto in questi giorni, diciamo la nostra.
Prima di tutto replichiamo alle falsità di Silvana Mangione.
Uno: i problemi che abbiamo "snocciolato" nel nostro articolo, non sono dell’attuale governo, ma dell’Italia intesa come Paese. Forse che quando governava Prodi, non esistevano giovani costretti a lavorare a 400 o 500 euro al mese, in nero, senza contributi nè alcuna garanzia? Illusa Mangione.
Due: a proposito di "acquisti" in Parlamento, fra l’altro tutti da provare, forse che il governo Prodi non aveva allora ceduto ai ricatti di diversi parlamentari, fra i quali il già menzionato senatore "ballerino" Gigi Pallaro, pur di sopravvivere? Smemorata Mangione.
Tre: non ci siamo dimenticati la lettera nella quale Gino Bucchino, deputato di sinistra, durante la scorsa legislatura, governo Prodi, scriveva con estrema onestà intellettuale: "Al posto di fare continue riunioni piene soltanto di parole, per protestare contro la chiusura forzata dei Consolati, dovremmo incatenarci davanti alle nostre sedi diplomatiche" per portare avanti una vera protesta. Bucchino non si è mai incatenato di fronte al suo o ad altri consolati, ma almeno ha avuto il coraggio di andare CONTROCORRENTE, criticando in quella circostanza la maggioranza di governo di cui faceva parte. Mangione avrebbe saputo fare lo stesso? No, lei sa solo criticare ciò che fa questo governo, dimenticandosi che la famosa "razionalizzazione dei Consolati italiani nel mondo" è partita proprio durante il governo Prodi. Faziosa Mangione.
Quattro: nel nostro articolo scrivevamo "non è bella un’Italia dove c’è chi guadagna 15mila euro al mese per lavorare due giorni a settimana e acquisisce il diritto alla pensione dopo pochi anni. Mentre un comune cristiano per maturare il diritto alla pensione deve sgobbare una vita". Nemmeno qui Silvana è stata capace di condividere con noi lo schifo che proviamo di fronte ad una situazione del genere. Per la cronaca: il sottoscritto è un privilegiato, perchè si può permettere di pagare una pensione integrativa. Incredibile Mangione.
Cinque: scrivevamo sempre nel nostro pezzo che in realtà “non è affatto bella un’Italia dove migliaia di giovani sono costretti a lavorare a 400, 500 euro al mese, 8 ore al giorno, 6 giorni su 7, in nero, senza un briciolo di contributi o garanzie, per tentare almeno di sopravvivere”. La signora, residente negli States, ha creduto probabilmente che stessi parlando di me, ma il sottoscritto non lavorerebbe mai per 400 o 500 euro al mese, 8 ore al giorno, 6 giorni su 7, per giunta in nero. Forse perchè sono un ragazzo più fortunato di altri e me lo posso permettere, ma così stanno le cose. E non che anni fa, quando ero ancor più giovane di quel che sono oggi, non me lo abbiano proposto: con un "no, grazie", ho sempre respinto le offerte. Con rilassatezza. Se si può e finchè si può, la dignità, prima di tutto. Povera Mangione.
Sei: questo è un punto che è da chiarire con forza. Silvana Mangione, riferendosi a ItaliaChiamaItalia, parla di "un giornale elettronico di partito e di parte": errore grossolano. Forse la connazionale residente all’estero non sa cosa vuol dire essere davvero di parte. Di parte sono altre testate, come il Giornale, l’Unità, la Repubblica, e per ciò che riguarda l’informazione dedicata agli italiani nel mondo, 9Colonne. Ma non ItaliaChiamaItalia: come può essere di parte un giornale che costantemente e periodicamente dà spazio a Bersani, Di Pietro, Gianfranco Fini, Rutelli, Casini, e – certamente – al presidente del Consiglio Berlusconi? Come può essere di parte ItaliaChiamaItalia, se – per ciò che riguarda la politica legata agli italiani all’estero – intervistiamo, oltre agli esponenti della maggioranza, i parlamentari d’opposizione Narducci, Garavini, Micheloni, Farina, o il responsabile del Pd nel mondo, Eugenio Marino? E ancora: un giornale di parte avrebbe ripreso il banale articolo di Silvana Mangione? Avrebbe ripreso le dichiarazioni di Rino Giuliani, secondo il quale lo sciopero di oggi della Cgil – e solo di quel sindacato – è sacrosanto? Non credo. Lettrice poco attenta, o mente sapendo di mentire Mangione.
Sette: l’Italia ha bisogno di essere un Paese migliore non da quando c’è Silvio Berlusconi, ma – per quanto mi riguarda – da quando venivano gettate le monetine in testa a Bettino Craxi anni fa. Forse Silvana Mangione pensa che le cose siano cambiate, nonostante da allora siano passati da Palazzo Chigi presidenti di ogni colore politico? Silvana, come Alice, nel paese delle meraviglie, Mangione.
Otto: al contrario di ciò che afferma la stizzita signora, è vero – secondo la mia opinione – che del Rubygate non frega nulla a nessuno. Non al popolo del centrodestra, che se ne sbatte altamente di ciò che fa o non fa il Cavaliere sotto le sue lenzuola, e non a una parte – quella più corretta – dell’opposizione. Sarebbe questa la critica che muove la sinistra al premier, quella di scopare troppo? Bacchettona, Mangione.
Nove: il sottoscritto, cara Mangione, non appartiene a nessuna "parte" politica, come tu scrivi. In tasca l’unica tessera che ho è quella dell’albo dei giornalisti. Non so se tu puoi dire lo stesso, visto che – tu sì – indossi una casacca politica ormai da tempo, e che ti sei persino candidata nel 2006 – per poi essere trombata – con l’Unione di Prodi. Tu, Mangione, sei di parte. I tuoi articoli, Mangione, sono di parte. E non ci hai saputo spiegare, proprio tu, comunista, cosa mai abbiano fatto di tanto utile per il nostro BelPaese i governi di sinistra che si sono succeduti dal ’94 ad oggi. Senza parole, Mangione.
Dieci: io ho un mestiere, che forse non rende quattrini a volontà, ma che mi dà un ruolo nella società e certamente mi gratifica. Ho creato un giornale, che prima non esisteva, e non c’è cosa più bella per un giornalista di creare dal nulla qualcosa che non c’era. Non so quale mestiere sia il tuo, persa fra una poltrona Cgie – inutile, quanto fin troppo costosa – e qualche partecipazione a qualche corso multimediale, di cui penso tu sappia molto poco in realtà. Da ciò che mi dicono, sei sempre alla ricerca di finanziamenti non so neppure per che cosa, visto che oltre ad occupare un posto nel Consiglio Generale degli Italiani all’estero, non ho idea di cosa tu abbia fra le mani di tanto interessante da poter offire al mercato, per dirla con Edoardo Bennato. Disoccupata, Mangione.
LE CONCLUSIONI In conclusione, solo una battuta: il tempo dei dinosauri dell’emigrazione, di cui tu fai parte, cara Silvana Mangione, presto sarà finito, o forse lo è già. I giovani, che tu sembri criticare e accusare di impreparazione a prescindere, saranno coloro che domani dovranno occupare gli spazi lasciati vuoti. Se proprio vuoi fare del bene al mondo dell’emigrazione, anzichè prendertela con il presidente del Consiglio italiano, che – piaccia o no – rappresenta all’estero l’Italia tutta e non solo quella parte di cittadini che l’hanno votato, cerca di avvicinare più giovani possibile al mondo degli italiani all’estero. Perchè è di questo che abbiamo bisogno: di nuove generazioni al lavoro. Altrimenti una volta che i dinosauri saranno estinti, rischiamo di ritrovarci tutti con un pugno di mosche in mano. Pensaci. Poco lungimirante Mangione.
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