Nei secoli XIII e XIV i navigatori genovesi scorazzavano al largo dei mari, acquisendo conoscenze e avviando commerci, al comando di navi proprie o straniere, istruendo equipaggi stranieri, per lo più iberici, nella difficile arte della navigazione. Essi erano senza dubbio i migliori marinai del mondo, che non solo conoscevano ogni punto del Mediterraneo, ma si spingevano nell’Atlantico, verso il Portogallo, i Paesi Bassi e l’Inghilterra; possedevano cognizioni nautiche, astronomiche e matematiche molto avanzate in quel tempo, avevano strumenti tecnici più perfetti e in quantità maggiore di quelli posseduti da altri popoli, che, unitamente alla loro plurisecolare esperienza, davano loro la più schiacciante superiorità di fronte alle altre genti.
Essi, infine, sia per le relazioni con gli Arabi e per le notizie dei loro compatrioti stabilitisi per esercitare il commercio in Oriente e in Africa, credevano fermamente nella esistenza della comunicazione tra i due oceani che bagnavano le coste opposte del continente africano, non ritenendo un ostacolo insormontabile alla navigazione le tempeste del misterioso oceano Atlantico, il calore equatoriale o i mostri marini.
I genovesi erano in definitiva convinti, forti delle loro cognizioni tecniche perfezionate con l’avvento della bussola e della cartografia, che fosse possibile la circumnavigazione dell’Africa e che questa non presentasse seri problemi: in ogni caso gli eventuali ostacoli erano ritenuti secondari rispetto ai vantaggi che essi si ripromettevano di conseguire dall’ impresa perché il bisogno che li spingeva verso tale tentativo era così impellente ed urgente da convincerli ad affrontarli con il proposito di vincerli.
Si trattava, infatti, di salvare la repubblica di Genova dalla rovina perché le vie commerciali fino a quel momento seguite si stavano chiudendo ed essi erano consapevoli che prima o poi non sarebbe stato più possibile attingere ai ricchi mercati asiatici che rifornivano l’Europa.
I genovesi dovevano quindi trovare quella nuova via attraverso la quale raggiungere i lontani centri del loro commercio e solo il mare poteva garantire la soluzione in tal senso poiché se era vero che a sud del continente Africano gli oceani Atlantico e Indiano univano le loro acque,era altrettanto vero che sarebbe stato possibile raggiungere le Indie e la Cina navigando intorno all’Africa.
Furono per primi i fratelli genovesi Vadino e Ugolino Vivaldi a tentare l’impresa: partiti nella primavera del 1291, a bordo di due galee, salparono dal porto di Genova alla volta delle Indie e la loro navigazione fu seguita dai loro concittadini fino a quando si svolse in acque e lungo coste conosciute. Ad un certo punto, però, non si ebbero più notizie e nulla mai più si seppe di loro.
Fu alcuni anni dopo, nel 1312, che un altro intrepido capitano e armatore ligure, Lanzarotto Malocello, partì da Genova alla ricerca e in soccorso dei coraggiosi fratelli Vivaldi.
Chi fu Lanzarotto Malocello? Non tutti in Italia (anzi, a dire il vero, solo pochissimi studiosi o addetti ai lavori) conoscono questo storico personaggio,navigatore vissuto a cavallo dei secoli XIII e XIV nella cornice dell’antica Genova marinara, padrona dei mari.
Eppure non è certo di poco conto il fatto che proprio con Lanzarotto Malocello abbia inizio la storia moderna delle Isole Canarie. Il suo nome compare per la prima volta nella carta di Angelino Dulcert, datata 1339, nella quale si vede l’arcipelago delle Isole Canarie e attribuisce alla più settentrionale di esse il nome di Lanzarote, destinato a non essere più mutato (“Insula de Lanzarotus Marocellus”). La famiglia Malocello (o Maroxello) era tra le più nobili di Genova, distinta per cariche pubbliche ricoperte e per le grandi, memorabili imprese compiute. Essa compare sin dal 1099 nelle cronache genovesi forse derivava dalla valle del Polcevere dove possedeva dei beni. A Celle, Varazze ed Albissola ebbe altri cospicui possedimenti, tanto da potersi ritenere a capo di un piccolo stato feudale. Tra il 1114 e il 1240 diede a Genova ben 11 consoli, a Lucca e Bologna un podestà e due vescovi.
Nel 1235 Carbone Malocello comandava 12 navi e riuniva a bordo di esse tutti i genovesi di ceuta per esigere da l sultano riparazioni per depredazioni commesse ai loro danni. Una femmina della casata andò sposa nel secolo XIII ad un Giudice regnante ad Arborea. Un Jacopo fu l’ammiraglio genovese che fu sconfitto dai Pisani nel 1241 nella battaglia del Giglio. Nella villa di Pietro Malocello fu avvelenato il doge Simon Boccanegra. Si tramanda che Lanzarotto Malocello abbia avuto i propri natali in Varazze, ove oggi esiste una antica via del centro dedicata al suo nome. Alcuni membri della famiglia presero servizio in Francia come capitani di galee verso il 1340 e, nel tempo,francesizzarono il loro nome in “Maloisel”.
Il francese Charles De la Ronciere, uno dei più grandi esperti e studiosi in materia, rese noto che secondo un documento della Biblioteca Nazionale di Parigi, nell’anno 1659 una famiglia di gentiluomini normanni De Maloisel avrebbe rivendicato al merito di un suo antenato, Lancelot Maloisel, la qualità di primo scopritore delle isole Canarie, attestando che egli sarebbe approdato nel 1312 in un’isola che gli indigeni chiamavano Titeroygatra, nella quale avrebbe vissuto e regnato, avendo residenza in un castello, per oltre venti anni, sino a quando gli stessi indigeni, con l’aiuto dei vicini delle altre isole, non lo avrebbero scacciato. Anche l’anonimo Frate francescano spagnolo, autore del notissimo “Libro del Conoscimiento” parla di Malocello, asserendo però che questi sarebbe stato ucciso dagli isolani. Lo sbarco di Lanzarotto Malocello alle Canarie, per tutta una serie di motivi e di considerazioni, prevalenti e maggioritarie tra gli studiosi, puo’ collocarsi temporalmente nell’anno 1312. Egli, partito da Genova alla ricerca dei coraggiosi fratelli Vivaldi, giunse nell’isola allla quale diede il suo nome,la Lanzarota (oggi Lanzarote), situata a sud della più piccola “Alegranza”, se ne impadronì e, a presidio del proprio dominio e di quello della Repubblica di Genova, vi costruì un castello, di cui due posteriori avventurieri francesi, Juan de Betancourt e Gadifer de la Salle, al loro arrivo a Lanzarote nel 1402, trovarono i resti diroccati.
Come già detto, però, è solo nel 1339 che appare la prima carta che menziona la “Insula de Lanzaroto Marocellus”, mentre più tardi, nel 1367 compare la carta dei fratelli Pizigani con il gruppo delle Canarie quasi al completo e, fatto inedito, sulla Lanzarota è disegnato lo stemma genovese e navi genovesi si notano veleggianti verso il sud. Il nome di Lanzarotto Malocello e la bandiera genovese,stesa sul suolo in segno di jus di primo scoprimento, da allora in poi,vennero ripetuti su tutti i documenti cartografici che ci sono rimasti, marchio indelebile della scoperta italiana. Si può ritenere, in proposito, che l’insistenza nella riproduzione dell’emblema di Genova dovesse significare per i cartografi del tempo non solo la priorità della scoperta del Malocello ma anche il segno di possesso o di protettorato politico dello Stato genovese. Da allora le Isole Canarie durante il secolo XIV furono incessante meta di imbarcazioni provenienti da genti del mediterraneo e dalle coste portoghesi, allo scopo di esercitare il commercio e la tratta degli schiavi. Il viaggio di Lanzarotto Malocello e la sua epica impresa, culminata nella scoperta delle Canarie, ha quindi il merito di aver infranto e sfatato il mito delle Colonne d’Ercole che,fino a quel momento,si ergevano, oscure e minacciose, a ricordare ai navigatori il limite invalicabile oltre il quale non era consentito andare, aprendo così la via alle altre scoperte geografiche ad opera di altri coraggiosi esploratori. Appare doveroso, pertanto, rendere il giusto merito a questo intrepido navigatore italiano, ancora oggi sconosciuto ai più. E’ anche per colmare questa lacuna che due nazioni, la Spagna e l’Italia, si apprestano a celebrare nel 2012 il settimo centenario di questo importantissimo avvenimento storico-geografico, che dagli storici è considerato, a pieno titolo, di valore equivalente al viaggio asiatico di Marco Polo, al raggiungimento delle Indie di Vasco de Gama e alla scoperta dell’America di Cristoforo Colombo.
*Presidente del Comitato Promotore per le celebrazioni del settimo centenario della scoperta di Lanzarote e delle Isole Canarie da parte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello 1312-2012
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