La cittadinanza è l’appartenenza di una persona ad un determinato Stato. E’ considerato cittadino italiano dalla nascita il figlio di padre o madre cittadini al momento della sua nascita, ovunque essa avvenga. È cittadino italiano anche chi nasce nel territorio della Repubblica se i genitori sono apolidi (cioè non hanno nessuna cittadinanza) o ignoti, oppure se lo Stato di loro appartenenza non prevede per legge che il figlio mantenga la cittadinanza dei genitori. Se questo diritto è previsto dalla legge perché un avente diritto deve pagare per ottenere il riconoscimento della cittadinanza?
Da quando è iniziata la discussione sull’introduzione della tassa di 300 euro sulla cittadinanza, noi del MAIE abbiamo espresso parere sfavorevole. Ma in Brasile dove le liste d’attesa per fare la cittadinanza jus sanguinis sono interminabili, abbiamo mantenuto una posizione più aperta, nel caso in cui le tasse riscosse fossero almeno in parte destinate ad aumentare il personale a contratto in loco per ricevere e smaltire le pratiche arretrate. Cos’ è successo?
La tassa è stata introdotta ma nessun euro è andato ai Consolati. A fronte di un introito che si aggira intorno agli 11 milioni di Euro l’anno non si ha notizia di nessun investimento per incrementare il personale dei Consolati, men che meno in Brasile, dove, ripeto, la situazione è caotica.
Non bastasse tutto ciò, si deve considerare il fatto che questo “contributo” di 300 euro può rappresentare una cifra ingente per certe famiglie. Siamo a conoscenza di famiglie che hanno venduto dei beni per potersi permettere di ottenere questo diritto. Se una tassa – secondo l’ordinamento giuridico italiano – è una tipologia di tributo dovuto dai privati cittadini allo Stato, legato al principio della controprestazione e del sotto costo, come è possibile che si debba pagare per ottenere la cittadinanza che è un diritto che discende dalla nascita?
Si potrebbe chiudere un occhio se questa tassa garantisse il riconoscimento della cittadinanza a chi da anni sogna di averla, ma invece bisogna tenerli aperti tutti e due gli occhi quando assistiamo a situazioni di alcuni Consolati, come ad esempio quello di Curitiba, dove da circa un anno non si convoca nessuno per consegnare i documenti. E non si dia la colpa ai Consoli o ai funzionari perché anche loro sono vittime dello smantellamento della rete consolare.
*Coordinatore MAIE Curitiba
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