Il leone Tremaglia ci ha lasciati. Difficile esprimere in poche righe la grandezza di un uomo che ha dedicato tutta la sua vita a cause nobili. Noi italiani nel mondo eravamo i suoi figli prediletti. A noi ha dedicato quarant’anni di battaglie e di fatiche. Quando nel 2001 il Parlamento approvò la legge che ci garantiva il diritto ad avere una rappresentanza parlamentare si commosse e parlò di vittoria storica.
Ha viaggiato in lungo e in largo incontrando tutte le comunità italiane del pianeta. Per lui gli italiani nel mondo non erano un problema, ma una risorsa. Per lui gli italiani nel mondo erano l’espressione del «Made in Italy». Per lui ogni italiano nel mondo era un’ambasciatore della Madre Patria. Uomo poco avezzo ai compromessi e agli incicuci, ricordava, col suo fare cavalleresco, quegli uomini di Stato di altri tempi per cui l’unico interesse lecito è l’interesse comune.
Una vita di lotte e di sacrifici: non chiese mai niente per sé. Le sue mani erano ignude di bottino e il suo animo sempre pieno di speranza. Conscio delle ingiustizie e delle discriminazioni che gli italiani subirono nel passato, si fece paladino dei diritti umani per gli immigrati e per i più deboli. Per lui la dignità della persona umana veniva prima di ogni altra cosa.
Nell’Italia dei conformismi, dei carrierismi, delle ipocrisie, dell’opportunismo, sembrava come un pesce fuor d’acqua. Il Pdl non gli piaceva; verso Berlusconi nutriva una profonda antipatia cordialmente ricambiata. Gli scandali e le brutte figure accumulate da tanti eletti all’estero non avevano scalfito la sua incrollabile fede nel valore dell’italianità. Ad ogni riunione del Ctim faceva suonare l’inno di Mameli. Per lui la Patria era un valore assoluto e la sua unità un valore non negoziabile. Lascia un vuoto incolmabile: riposa in pace, leone indomito!
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