Lo scorso 25 aprile mi sono recato, come molti altri italiani, alla Casa d’Italia di Zurigo, per partecipare alla Festa della Liberazione dal nazifascismo. Purtroppo sono arrivato quasi alla fine, quando stava parlando l’ex Console Generale di Zurigo, Dr. G.M. Veltroni, da alcuni anni in pensione. Il suo è stato un intervento, in alcuni passaggi, per me non condivisibile, nel senso che ricordare la storia va bene, ma rimarcare in modo dettagliato episodi e personaggi di quel periodo non era il caso, perché si creano e si riaprono solo conflitti.
Quello che mi ha stupito maggiormente è che quando il suddetto Console era in servizio in questa città, non si è mai sbilanciato più di tanto, ora invece ha parlato in modo libero e, in pubblico, ha addirittura espresso il proprio pensiero politico, dando, però, un taglio “filo-sinistra” del 25 aprile.
Da 20 anni che vivo a Zurigo ho visto passare diversi Consoli, ma l’unico, coerente con le sue idee politiche, è stato solo il Dott. G. Giorgolo, divenuto poi Ambasciatore, ripeto Ambasciatore, molto inviso a una certa sinistra di questa Circoscizione consolare, ma capace di gestire, in modo eccellente, un Consolato così complesso, qual è quello di Zurigo.
Ma ritornando al tema del 25 aprile, vorrei sottolineare che questa data dovrebbe essere un momento di aggregazione di tutti gli italiani per celebrare, dopo la fine di una terribile guerra civile, l’affermarsi di grandi principi di libertà e di ricostruzione nazionale di cui ancora oggi godiamo i frutti e che si sono cementati nel cuore di tutti noi, tanto che se riflettiamo, comprendiamo come, quegli stessi principi, siano la base sulla quale ricostruire l’Italia dal punto di vista politico, economico, ma soprattutto morale con uno spirito di sacrificio “equo” per tutti, anche qui ripeto “equo” per tutti, ma di grande attualità, tra l’altro, in questo momento.
Egregio Dott. Veltroni, bisogna unire e non divedere, ma Lei, purtroppo, in occasione del 25 aprile con il Suo discorso, in qualità di relatore, non ha assolutamente cercato di unire noi italiani residenti all’estero, ma ha solo elencato episodi, fatti e personaggi della “Resistenza” mettendo in risalto gli errori, a senso unico, di un determinato colore politico, cioè il fascismo.
Oggi, nel 2012, parlare ancora di “fascismo” o “comunismo” non ha più senso, in quanto quelle persone non esistono più, come pure quei partiti. Dovremmo, invece, guardare con occhi pieni di speranza a un futuro comune, in cui “destra” e “sinistra” sia solo la posizione per indicare dove si siedono i deputati e i senatori dei diversi partiti nel Parlamento italiano, senza attribuire ai due termini particolari significati ideologici.
Concludo, sperando che per la prossima festività del 25 aprile 2013 vengano invitati altri relatori! Viva l’Italia Unita!
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