Guglielmo Picchi, deputato fiorentino, eletto nelle liste del Pdl all’estero, si é reso protagonista di un acceso diverbio con il suo "compagno" di partito Massimo Romagnoli, reo di aver fondato il "Movimento delle Libertà" e di fare adepti tra gli italiani nel mondo. Secondo Picchi questo movimento é estraneo al Pdl non avendo il riconoscimento ufficiale da parte degli organismi dirigenti. Romagnoli ha sottolineato, da parte sua, che il MdL non sarebbe mai nato senza la "benedizione" di Silvio Berlusconi.
Sembra di essere tornati indietro nel tempo, esattamente nel 1969, quando Lucio Magri, Luciana Castellina, Aldo Natoli, Rossana Rossanda, Valentino Parlato e Lidia Menapace furono espulsi dal Pci, dopo aver subito un processo sommario, per aver fondato il gruppo che diede vita al "Manifesto" e per aver infranto l’ortodossia. Nel Pci non c’era spazio per gli eretici.
Per Picchi anche Romagnoli é un eretico; come si puo’ mettere in discussione l’ortodossia picchiocasellianfantettiana del Pdl nel mondo dando vita a movimenti che si riconoscono in idee liberali ed ottengono per giunta consensi? A che serve ricordare che in un vero partito liberale dovrebbe contare maggiormente l’apporto dei movimenti d’opinione rispetto a quello degli apparati di partito? A che serve ricordare a Picchi l’esistenza di fondazioni e correnti (da l’Occidentale, a Liberamente fino a Res Publica) che svolgono le loro iniziative politiche e culturali senza essere alla diretta dipendenza del PdL?
Picchi non ci sta! Il Pdl del mondo, e quello in Europa in particolare, non tollera la presenza di eretici e Massimo Romagnoli deve essere scomunicato e possibilmente inviato in un centro di rieducazione. Il "Politburo" del Pdl in Europa potrebbe emettere un verdetto molto severo nelle prossime settimane; gli avvertimenti non sono mancati.
Massimo Romagnoli faccia attenzione, durante i suoi pranzi con i connazionali, che qualche manina non infili, di soppiatto, una potente purga nelle sue pietanze (in ricordo delle purghe staliniane) e si affretti a firmare una lettera di aperta autocritica riconoscendo i propri errori in modo da evitare sanzioni piu’ severe e la deportazione in un gulag.
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