Franco Frattini, in questi giorni a New York per prendere parte ai lavori dell’Onu, dà il benvenuto nella comunità internazionale alla nuova Libia. Mentre sul Palazzo di Vetro viene issata la bandiera del Cnt, in sostituzione di quella della Libia di Gheddafi, il titolare della Farnesina sottolinea: "Io ci ho creduto fin dal primo momento, era la nostra speranza, era il nostro impegno. La bandiera di Gheddafi non c’è più, perché rappresentava violenza, repressione, mentre oggi c’è una bandiera di libertà e dobbiamo lavorare con la nuova Libia".
Prendendo la parola durante la riunione "Friends of Libya", dove la Libia post-Gheddafi è stata rappresentata dal presidente del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, Frattini ha detto: "La nostra tradizionale e profonda conoscenza del territorio e delle diverse componenti della società libica offrono un valore aggiunto per la costruzione e il consolidamento politico, sociale e istituzionale di una nuova Libia democratica che assuma pienamente il suo ruolo nel Mediterraneo e oltre".
Mustafa Abdel Jalil ha ricordato l’Italia tra i Paesi che più si sono impegnati dal primo momento per il successo della rivoluzione libica. Il capo della dipolomazia italiana da parte sua ha ribadito gli impegni per un sostanziale contributo dell’Italia al processo di ricostruzione della Libia, con progetti pronti a partire anche subito e di sostegno lungo la sua strada verso la democrazia. Occhio, però: "L’infiltrazione di gruppi estremisti nelle nuove istituzioni", ha ammonito Frattini, "mortificherebbe le legittime speranze della rivoluzione libica".
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