Promozione lingua e cultura italiane nel mondo: una storia di impegno e passione dall’Australia
Non deve sorprendere il dato sul numero di alunni frequentanti i corsi di lingua italiana in Australia, sia il dato complessivo, 326.291, che il dato sugli studenti che frequentano le scuole locali, 261.630, cioè la maggioranza! Si tratta di un risultato storico raggiunto in anni di impegno comunitario, guidato dagli enti gestori, dalla nostra rete diplomatico-consolare e dai governi australiani. Lavorando insieme, con impegno e passione, è stata costruita la presenza della lingua italiana in Australia, la seconda più studiata dopo l’inglese.
Sorprende, semmai, la nota che accompagna il dato sul sito linguaitaliana.esteri.it (promosso dal MAECI) “Gli studenti delle scuole locali comprendono anche quelli in cui operano docenti inviati dalla DGIT” tenendo conto che per quanto riguarda l’Australia la presenza di insegnanti inviati dall’Italia è ZERO.
In sostanza si lascia pensare che il dato sugli studenti che frequentano le scuole locali in Australia sia l’insondabile risultato delle iniziative governative quando invece è il risultato di uno sforzo comune, enti gestori, governi statali australiani e governo italiano.
Nell’articolo che appare nella prima Newsletter del 2017, racconto, grazie agli scritti degli enti gestori dei corsi in Australia, una piccola parte della loro storia.
LINGUA E CULTURA ITALIANA NEL MONDO: AUSTRALIA, UN MODELLO DA SEGUIRE E TUTELARE)
La transizione al nuovo che avanza … con tanto nulla, qualche vuoto e piccole speranze …
La narrazione di un periodo di transizione carico di speranze per il futuro della promozione linguistico-culturale nel mondo potrebbe rovesciarsi nel suo opposto. 150 milioni di speranze annunciate, che saremo felici di vedere assegnate, anche agli enti gestori. Nel frattempo, tuttavia, il dato del capitolo 3153 sembra essere tornato indietro rispetto alle indicazioni iniziali. In sostanza, dopo il recupero di 4 milioni in legge di bilancio, realizzato con un nostro emendamento, siamo a 9.8 milioni: 2.2 in meno rispetto all’assestato 2016.
Nel decreto attuativo della legge delega sulla buona scuola, che si prefigge di riformare il mondo della diffusione della lingua e della cultura italiane nel mondo, si percepisce una volontà innovatrice. Il nuovo che avanza, però, potrebbe essere un ritorno al vecchio. Se non si vede il disegno complessivo, si rischia di perdere il senso, la direzione, della riforma stessa. Anche se come deputati abbiamo fatto un buon lavoro alla Camera, ad oggi si percepiscono unicamente il vuoto politico, i tagli effettivi e la speranza di un fondo che ancora nessuno ha visto.
Personale a contratto: le tante storie di mille inadempienze
Ricordate le detrazioni fiscali per carichi di famiglia, introdotte dal Governo Prodi, estese ai lavoratori all’estero, confermate per i lavoratori nell’area economica europea e successivamente definitivamente estese a tutti? Bene, il MAECI non le sta applicando, peraltro senza preavviso o comunicazione alcuna.
Ricordate la contribuzione INPS per il diritto di tutti i lavoratori alla pensione? Il MAECI, in tutte le sedi estere, versa contributi, per tutto il personale a contratto, sia nazionale italiano che locale, calcolati su stipendi convenzionali bassissimi, inadeguati e mai rivalutati. Non solo, il MAECI versa da anni i contributi per gli impiegati locali solo sul 50% dello stipendio, anziché sull’imponibile. Negli Stati Uniti sono partiti con le diffide e noi abbiamo interrogato in questi giorni il Ministero degli Esteri. Ed esiste anche un rischio imminente di espulsione dagli USA per i dipendenti a contratto in possesso di visto A2.
Ricordate il decreto legislativo 103 del 2000, “Disciplina del personale assunto localmente dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura all’estero, a norma dell’articolo 4 della legge 28 luglio 1999, n. 266”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 98 del 28 aprile 2000? Inapplicato per quanto riguarda un aspetto fondamentale: l’art. 157 prevede che la retribuzione annua, stabilita dal contratto individuale, sia di norma fissata e corrisposta in valuta locale, salva la possibilità di ricorrere ad altra valuta in presenza di particolari motivi.
In Australia, ad esempio, non si riesce ad ottenere tale ovvia definitiva soluzione ad una serie di problemi che riguardano la certezza della retribuzione annua sulla quale calcolare la Superannuation, accedere ad un mutuo, avere una base certa mensile ed annuale al fine di poter godere di una serie di altre agevolazioni, detrazioni e benefici. Eppure la soluzione è stata trovata in altre aree del mondo.
Come se rispettare un decreto, il DL 103 del 2000, non fosse un obbligo!
• Francia: retribuzioni bloccate dal oltre 11 anni.
• Olanda: contratti che non prevedono la copertura previdenziale.
• Australia: nuovi contratti scritti male, retribuzione in euro,
• Stati Uniti: retribuzioni bloccate da anni, contributi INPS versati al 50%, rischio espulsione per i dipendenti a contratto in possesso di visto A2.
• Nuova Zelanda: retribuzioni bloccate da sempre e nessun tentativo di allinearle al costo della vita, elevatissimo.
A proposito di … SPID, Sistema Pubblico di Identità Digitale: per tutti meno che per i cittadini italiani residenti all’estero
Trattasi del nuovo sistema di accesso alla pubblica amministrazione, con un unico login che permette a cittadini e imprese di accedere con un’UNICA IDENTITÀ DIGITALE ai servizi online pubblici e privati in maniera semplice, sicura e veloce. Oggi migliaia di chiavi e codici di accesso rendono il sistema poco agevole. In sostanza semplificazione, sicurezza e risparmio. Per tutti? Non ancora per i residenti all’estero!
I gestori di identità digitale, ad oggi tre, Infocert, Poste e Tim, non hanno predisposto, nelle schermate di registrazione, alcuna possibilità di registrazione per chi risiede all’estero. I cittadini quindi possono scegliere tra i tre gestori, con l’unico problema, che li accomuna, di non potersi iscrivere se residenti all’estero. Si parte bene, poi si arriva alla residenza e tra i Paesi appare solo l’Italia!
I Patronati ed il CGIE, attraverso un comunicato, hanno già lanciato l’appello per la possibile cancellazione delle password da parte dell’INPS ai pensionati residenti all’estero. Con conseguenze negative in vista della campagna Red.
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