"Dobbiamo difendere l’esercizio in loco del diritto di voto, quindi il voto attivo e la garanzia che anche i cittadini residenti all’estero possano concorrere alle elezioni per il rinnovo del Parlamento". Questa l’opinione di Marco Fedi, deputato Pd eletto all’estero e residente in Australia, che continua: "La circoscrizione estero è stata, di fatto, la soluzione che ha consentito quell’esercizio. Oggi, a distanza di dieci anni, possiamo riflettere sullo strumento, anche abrogarlo, ma abbiamo il dovere morale e politico di impegnarci per dare continuità alla partecipazione democratica di chi vive fuori dai confini nazionali. Il Governo propone l’abolizione della Circoscrizione estero ma non ci dice come, con quali strumenti normativi, intenda dare risposta a questa esigenza politica forte. Non solo. L’impianto rischia di essere unicamente quello del risparmio, dei tagli, della giusta riduzione dei costi della politica, concretizzato però in un primo passaggio abrogativo a cui non fanno seguito, fino ad oggi, altri passaggi costruttivi: continua la tecnica distruttiva e scardinante adottata da questo Governo ed estesa anche ai temi della rappresentanza".
"La mia proposta politica – sottolinea Fedi – non intende difendere l’attuale assetto. Sarebbe un errore poiché il vero tema è la partecipazione. Dobbiamo sfidare Governo e maggioranza su questo tema centrale, anche discutendo di soluzioni nuove, come il voto sui collegi italiani, per corrispondenza o nei seggi.
Per queste ragioni ritengo un errore politico – che riguarda tutti, maggioranza, opposizioni, Governo – accelerare, come sta avvenendo in Commissione Esteri della Camera l’iter della riforma di Comites e Cgie. Un testo approvato dal Senato sulla base di esigenze, ribadite dal relatore Stefani in Commissione Esteri, che partono dalla qualità della rappresentanza, cioè la Circoscrizione estero. Una riforma, si è detto, necessaria per l’intervenuta novità degli eletti dall’estero. Con o senza l’abrogazione della Circoscrizione estero, la qualità della rappresentanza è comunque destinata a cambiare. Come dovrebbero cambiare, con qualche probabilità in più di realizzazione in questa legislatura, le regole fissate dalla legge ordinaria n. 459 del 2001".
"Se tutto cambia, è legittimo chiedere un rinvio di una pessima proposta di riforma di Comites e Cgie. Da mesi sostengo questa tesi, insieme ad altri colleghi. Credo sarebbe un gesto politico di grande significato, di apertura al dibattito, di propensione all’ascolto in un momento in cui abbiamo bisogno di coerenza e d’impegno per garantire un fondamentale diritto di cittadinanza – conclude l’esponente Pd -, come l’esercizio in loco del diritto di voto".
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